Per molti è il Sacro Graal, the Holy Grail, del mondo automotive: riuscire a produrre batterie economiche, durature, efficienti e di grandi capacità a prezzi competitivi. A me sembra invece che sia la ricerca della pietra filosofale e delle sue tre proprietà: elisir di lunga vita, conoscenza, trasmutazione dei metalli in oro. Ma Elon Musk ha evidentemente un carattere meno spirituale e poco esoterico. Il suo progetto, quello che tutti attendono in queste ore, nelle prossime settimane, e che, se non fosse per il Covid-19 ci sarebbe già stato disvelato, si chiama Roadrunner: nome scientifico Geococcyx californianus, l’inafferrabile volatile-corridore che Willy Coyote insegue ormai dal 1949.

E Musk, per le nostre menti che si esauriscono nel solo calcolare la rata del mutuo, è come Bee Beep. Inarrivabile. Genio del marketing di se stesso (l’esatto contrario di quel Nikola Tesla da cui prende il nome la sua creatura automobilistica), stavolta però sembra aver convinto gli addetti ai lavori. Forte di tre trimestrali consecutive con i conti in attivo, il visionario imprenditore naturalizzato Usa ha annunciato che il Battery Day sarà “one of the most exciting days in Tesla history”. A eccitare il mondo automotive potrebbe proprio essere, per i più fedeli analisti dell’Elon pensiero, il progetto Roadrunner, svelato nel suo più intimo segreto: un pacco batterie per auto capace di percorrere un milione di miglia (1,6 milioni di chilometri), di essere utilizzato a carica rapida e riutilizzato alla fine del ciclo di vita per entrare nella rete elettrica e, cosa più importante, dal costo approssimativo di 100 dollari a kWh! Tutto questo consentirebbe di vendere macchine elettriche allo stesso prezzo di quelle con il motore a combustione interna. La svolta nascerebbe dalla collaborazione con la cinese Catl e si baserebbe, anticipa la Reuters, su batterie capaci di fare a meno del cobalto, l’elemento più caro nella realizzazione degli odierni accumulatori. Ma non è l’elemento tecnico quello più rilevante. E’ quello economico.

Ora, visto che attualmente si è già scesi di poco meno del 90% a circa 155 dollari per KWh, questo traguardo appare inverosimile. Il primo a non crederci è il Mit, il mitico Massachussetts Institute of Technology. Ma la schiera dei superscettici è densa almeno come la paura che la profezia di Musk si traduca in realtà. E stavolta fin da subito, senza effetti annuncio roboanti e poi lasciati al tempo che scorre. Se Roadrunner è davvero questo, allora è gioco-partita-incontro. E’ game over per pistoni e carburatori. E’ un “ciaone” agli altri costruttori. Oppure no? Voi che idea vi siete fatti?