
Dopo i proclami è scattata la paura. Prima Confindustria, poi l’ANFIA, quindi varie categorie e adesso è la volta dei politici con tra questi il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini che, in difesa della Motor Valley, ha gridato aiuto contro il divieto di produrre vetture non elettriche a partire dal 2035. Chiede di fare un’eccezione per le supercar. Ma non è il solo.
È stato spettacolare e molto di tendenza l’annuncio che anche in Italia ci sarà lo stop alle auto con i motori endotermici, ma subito dopo sono iniziate le perplessità perché il traguardo è dietro l’angolo e niente pare programmato perché la transizione avvenga senza essere travolta da un mare di problemi.
Bonaccini ha gridato forte perché la sua terra è un concentrato di magia motoristica, quasi un bene mondiale da proteggere, e subito gli sono andati dietro diversi parlamentari, soprattutto di area PD, annegando comunque i dubbi in un mare di distinguo per non sembrare contro l'ambiente.
Il tema qua dentro è noto a tutti: un conto è fare proclami e un altro e provvedere alle infrastrutture, soprattutto immaginare per tempo come ricollocare tutte le maestranze che resteranno senza lavoro (20 mila nella sola Motor Valley, ma si parla di 70 mila in Italia) con un problema sociale quasi irrisolvibile. Non ci vuole uno scienziato per fare un parallelo tra il dramma generato dall’Ilva a Taranto dove in ballo ci sono quasi 3 mila operai oggi divisi tra la cassa integrazione e quelli in amministrazione straordinaria e quello che potrebbe succedere quando si dovranno fare i conti con numeri oltre 20 volte più grandi.

La rete delle colonnine di ricarica è la prima cosa che viene in mente perché il ritardo è sotto gli occhi di tutti. Ce ne sono ancora poche e spesso sono già antiquate, con bassa carica disponibile e davvero ostili perché senza tettoie e in aree anguste. Ma anche immaginando che si arrivi in tempo a sistemarne un paio ogni 100 metri di strada ci vuole poi la corrente per alimentarle, quella corrente che dovrà arrivare in quantità nelle piccole case ma anche nei grandi condomini. Inoltre bisognerà far convivere il nuovo con il vecchio perché le aree di servizio tradizionali non potranno scomparire essendoci per strada un parco auto di auto “cattive” che in Italia supererà i 40 milioni di mezzi e che nel mondo saranno a quella data oltre due miliardi.
La buona volontà è evidente ma la sensazione è che si arrivi sempre a capire il problema dopo che si sono fatti gli annunci. Torneremo al nucleare? Compreremo l’energia dai paesi confinanti? Ci faremo strozzare? Andremo tutti in bicicletta? Prenderanno i ragazzi il treno per tornare a casa dopo la discoteca quando ormai non c’è più un treno che si muove da una stazione dopo la mezzanotte?
L’impressione è che i politici siano sempre pronti ad affacciarsi al balcone per annunciare che è stata cancellata la povertà, salvo poi capire la portata maldestra di una dichiarazione tanto infelice quanto presuntuosa.
Adesso cominciano ad affiorare i dubbi, tante categorie sono già insorte e tante altre lo faranno nei mesi e poi negli anni a venire. La Motor Valley probabilmente verrà accontentata perché succede spesso quando si ha a che fare con opere d’arte, ma la componentistica che fine farà? E quanto pagheremo la corrente quando scarseggerà e dovremo elemosinarla?
Il mio amico e bravo collega Francesco Forni, grande studioso di storia, mi ha fatto notare che da sempre tutti i cambiamenti epocali sono stati preceduti dalla sperimentazione militare. Le guerre e i controlli del territorio hanno sempre anticipato le innovazioni tecnologiche, ma l’elettrico non è stato esplorato mai. «Se fosse una soluzione – chiarisce con convinzione – l’avrebbero già testato. Invece non lo hanno mai fatto, e ci sarà un perché.»
Mi aspetto anni di rivolte, adesso appena accennate e via via più preoccupanti a mano a mano che ci si avvicinerà alla data del 2035 quando le deroghe saranno molte di più di quanto ogni politico oggi arrivi mai ad immaginare.
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@LB: completamente d’accordo sia a riguardo della scalcagnata “policy” applicata a caso in altre parti del sito sia nel ritenere ipocrita anche l’ultima presa di posizione del vicecampione di formula1, cioè di un mondo in cui per ora di ecocompatibile non c’è nulla: prima si inginocchia e quasi pretende dai “compari” che facciano lo stesso, ora vende la Zonda in cerca di applausi e poi ? Quale sarà la prossima trovata ? Sarebbe buona norma per tutti, quindi anche per Hamilton, non esibire le proprie scelte etichettandole per etiche, pena l’immediata perdita del loro presunto valore sotto questo aspetto.
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+ Inserisci un commento@LB: completamente d’accordo sia a riguardo della scalcagnata “policy” applicata a caso in altre parti del sito sia nel ritenere ipocrita anche l’ultima presa di posizione del vicecampione di formula1, cioè di un mondo in cui per ora di ecocompatibile non c’è nulla: prima si inginocchia e quasi pretende dai “compari” che facciano lo stesso, ora vende la Zonda in cerca di applausi e poi ? Quale sarà la prossima trovata ? Sarebbe buona norma per tutti, quindi anche per Hamilton, non esibire le proprie scelte etichettandole per etiche, pena l’immediata perdita del loro presunto valore sotto questo aspetto.
@Luca: siamo “leggermente” fuori argomento ma le rispondo così; ricorderà che è a New York è stato recentemente assassinato un ricercatore italiano senza apparente ragione, non da un poliziotto bianco, ma da un delinquente recidivo di razza nera: come è stato reso noto e stigmatizzato da Rampini in un articolo pubblicato sul Corriere la notizia è stata quasi completamente ignorata dalla stampa americana “liberal”, che invece si distingue come cassa di risonanza del movimento BLM di cui Hamilton si è dichiarato convinto sostenitore. Questi i fatti. Immagini quale sarebbe stata invece la reazione se la vittima innocente fosse stata nera e il balordo assassino bianco e poi mi suggerisca lei quale termine usare al posto di ipocrisia: rimango in fiduciosa attesa. Cordiali saluti.
Beh, per esempio che Hamilton si inginocchi in sostegno al movimento "Black Lives Matter" lo trovo tutt'altro che ipocrita: lui è nero, e probabilmente, prima di diventare famoso, qualche episodio di razzismo, più o meno grave, lo avrà an che subito; per quanto riguarda il fatto di essere vegetariano, non mi risulta che sia incoerente con essere un pilota di F1, visto che (a parte lo scoiattolo investito da Verstappen a Monza) non è che la F1 sia un mondo di cacciatori; sull' auto elettrica, forse sì, c'è una leggera incoerenza, allora dovrebbe correre in formula È... Però nessuno gli può impedire di usare una Mercedes EQS ( visto che, tra l'altro, se la può permettere, anzi, gliela daranno gratis..) e poi, visto che è il suo lavoro, correre in Formula 1...
Maurizio, ciao ! E' scontato che ciascuno faccio ciò che gli pare di un proprio bene: io per esempio mi sono liberato della sedicenne Panda Multijet e delle sue irrimediabili ed ammorbanti scie di fumo nerastro per una gemella ibrida senza per questo ammorbare i miei amici sul valore etico della mia decisione… ; )
Io sono dell'idea che ognuno con i suoi beni ci faccia quello che gli pare. Penso anche che sia lecito informare gli altri dei motivi che portano a tale scelta e che addirittura possano influenzare la gente, purché non si insinui che scelte diverse siano da deprecare. Quello che invece mi dà estremamente fastidio sono le imposizioni, dall'alto, dal basso, da dietro (molto spesso...), ecc. di cui i politicanti italiani (ma purtroppo non solo) sono prodighi.
Off topic. Chiedo scusa direttore, ma provo a copiare in questa sede il commento che ho provato a inserire a corredo dell'articolo sulla vendita per "svolta etica" della Zonda da parte di Hamilton (se vogliamo non così off topic, Pagani ha perso un cliente visto che non fa elettriche). Quattroruote mi avvisa dicendo che non può pubblicarlo per via di alcune parole non compatibili con la "policy" (che cacchio vorrà dire, ma tornassero a scrivere in italiano, che non se ne può più. La rivista ha testi sempre più imbarazzanti). Fatemi sapere quali sono i terribili termini inaccettabili..."Svolta etica...contento lui. Se vuol mangiare vegano per dare esempio lo faccia pure, peggio per lui, io me ne guardo bene dal seguirlo. Sulla svolta ibrido elettrica: facile fare i fenomeni quando non si hanno problemi di soldi, di ricarica, di mezzi ecc.. Una bella fetta dei suoi spettatori cambia l'auto se e quando può e non tutti possono permettersi elettriche accettabili, visto che costano assai e hanno fruibilità da calibrare bene. Ma è svolta etica anche quella di fingere di non sapere come vengano estratti litio e similari, spesso servendosi di bambini (vedasi articolo di Cavicchi su Quattroruote di un anno fa)? Era molto meglio il Lewis "purista" che pretendeva il cambio manuale sulle auto personali e che lo dichiarò pure a Quattroruote, diventando istantaneamente il mio preferito. La sua nuova attitudine politicamente corretta, pur mantenendo una resa in pista fenomenale, è risibile."
Non possono che essere quelli con i quattrini a percorrerla, quella strada. Ma rimarranno sempre loro: la vedo dura al giorno d'oggi, e anche in prospettiva, per la gente comune (intendo impiegati, operai, piccoli artigiani), al netto di tutte le problematiche di contorno, passare all'elettrico. Ma lo si vede anche nei commenti, sono prese di posizione che hanno dei fans abbastanza violenti (oltre che ottusi), e fanno passare i più per dei mentecatti inquinatori e trogloditi. Il piccolo microcosmo dei commenti agli articoli dei siti lo si può vedere a livelli molto più ampi altrove, su questioni politiche e umanitarie. Una rumorosissima platea di altoparlanti e pseudo influencer non fa che dare del fascista a prescindere anche a chi argomenta, non solo a qualche tizio grossolano. Non è buona cosa far passare i più, senza colpe e senza mezzi, per deficienti. Sarà anche in buona fede, Hamilton, anche se lo vedo sempre più preso dal ruolo di megastar planetaria: ma, ribadisco, molto meglio il Lewis purista e appassionato. Sai poi che danni ambientali, quella Zonda: in dieci anni se ci ha fatto 5000 km è tanto. PS: sfoghi a parte, buon Natale a tutti.
Luca, posso capire lo sfogo. Però non è che un super ricco non posa operare scelte che giudica etiche. Lewis in tutti i suoi atteggiamenti prende posizioni anche scomode. Perché dobbiamo dubitare delle sue intenzioni? Si può non essere d'accordo con la sua visione, ma se mai la strada dell'elettrico fosse davvero il futuro è almeno giusto che comincino a percorrerla quelli con più quattrini in tasca invece che imporla dall'alto anche a chi non ci crede oppure non ha i mezzi per farlo.
Ok Luca ti ho letto.
Saremo in un futuro non so quando,dominati dalla Cina come voleva Hitler dominare il mondo.
Stiamo iniziando a vivere sulla nostra pelle lo scontro USA-Cina e purtroppo l’Europa, o meglio l’area euro è divisa sui temi più importanti. L’elettrico come unica salvezza è una strategia miope, se nemmeno un osservatore esperto come il direttore Cavicchi è certo che le grandi case automobilistiche europee usciranno rafforzate dalla conversione all’elettrico è chiaro che si tratta di una partita geopolitica nella quale specificatamente la Cina vuole imporre la sua egemonia economica sulla vecchia Europa. Non a caso due delle big ovvero Mercedes e Volvo hanno azionisti cinesi di maggioranza, relativa ed assoluta nel caso svedese.
Interessante la rilfessione sull'uso militare della tecnologia... non ci avevo mai pensato però è un ragionamento che non fa una piega: se una tecnologia porta dei miglioramenti tangibili di solito i primi ad usarla sono i militari, se non lo fanno è perchè ha più limiti che vantaggi.
Un bel dibattito tra Bonaccini e l'assessora milanese antiauto non sarebbe male. Chissà le arrampicate sui vetri, specie del primo, per tenere i piedi in più scarpe e cercare di non offendere o deludere Greta e seguaci, conscio che i licenziati delusi potrebbero essere poco ragionevoli... Un anno e mezzo fa, in vacanza a Gabicce, seguivo ogni giorno sui giornali le iniziative dei giovanotti riminesi: costoro pretendevano di bloccare da subito gli idrocarburi, e volevano riempire mare e colline dell'entroterra di pale eoliche. Ricordo al GR1 Rai Emilia l'intervento imbarazzato di non so più che esponente (sinistra) del comune di Rimini: "si, però questi giovani...dovrebbero capire che anche il paesaggio è un valore, le pale sono roba superata". Siamo, per vari motivi, nelle mani di gente che non fa altro che tirarsi le zappe sui piedi.
Paradossalmente, se mai deroga ci sarà, riguarderà chi in un certo senso ne ha meno bisogno: cioè le auto più costose, che forse (vedendo Tesla, Porsche Taycan ecc) possono diventare elettriche senza perdere troppo in sfruttabilita'... Le vetture più piccole (ed economiche) non sono tanto sfruttabili ( né tanto meno economiche, peraltro...)
Forse però, di qui al 2035, la situazione sarà cambiata. E magari, se con eventuale deroga, le auto sportive della Motor Valley potranno ancora utilizzare i motori termici, i carburanti sintetici avranno prezzi da carburanti di Formula 1...
Non so, il 2035 è lontano, basta che non ci arrivi addosso senza che sia stata trovata una soluzione... E qui parlo anche, e soprattutto, di infrastrutture.
Mi reputo un amante della natura da molti anni, penso che stiamo facendo l'impossibile per distruggere questa meravigliosa terra in cui viviamo. Pero` sono uno che predica bene e razzola male, nel senso che guido un diesel V8 e spesso mi chiedo perche`. Perche`? ma siamo sicuri di affrontare il problema clima nel verso giusto? Mi sembra che vogliamo curare un ammalato di cancro con gli antibiotici. Perdonatemi perche` conosco solo quello che leggo e ovviamente le idee sono molto discordanti, ma siamo sicuri che l'auto sia il peggio per l'ambiente o il mezzo piu` facile per sciaccuarsi la bocca? Non voglio parlare di centrali a carbone o vecchi edifici riscaldati ancora a gasolio, oppure smaltimento delle batterie ecc perche` non sono preparato per una pubblica discussione, pero`, ripeto, ho la sensazione che si sia trovato l'automobile come capro espriatorio. Quando salgo in macchina mi chiedo se non dovrei cambiarla, ma confesso che sono prontissimo a comprare un'auto elettrica, ma solo quando i politici di tutto il mondo mi convinceranno che stanno affrontando il problema nella sua globalita`e non solo crucifiggendo l'automobile.
Buone vacanze a tutti.
Fausto
ti rincuoro. L'auto è un capro espiatorio perchè è un sistema facile per farci soldi con tasse e "obbligo" cambio vettura.
Traguardo dietro l'angolo? Ma sono 14 anni di tempo! E' già troppo: le Case automobilistiche sapevano da molti anni che prima o poi si sarebbe dovuti andare verso le emissioni zero: potevano e dovevano iniziare ad adeguarsi, non remare contro e aspettare l'ultimo minuto. Inoltre, divieto o non divieto, nel 2035 in Europa nessuno vorrà auto a combustione interna: per fortuna non è che se si togliesse questa legge le persone smetterebbero di comprare auto elettriche.
Dario, le consiglio di guardare i dati di vendita delle auto elettriche nei principali mercati europei, e soprattutto la crescita rispetto agli stessi mesi del 2020 o del 2019: così capirà perché dico che è ridicolo credere che nel 2035 qui si venderanno ancora auto termiche (con o senza "data di scadenza ufficiale").
Bene, allora perché non lasciamo fare al mercato?
Caro Utente_2133028595,
Le case automobilistiche si stavano già organizzando da diversi anni perché sapevano che il passaggio all'elettrico ed alla guida autonoma avrebbe comportato investimenti giganteschi che una casa da sola (a parte forse il Gruppo VAG e Toyota) non sarebbe stata in grado di realizzare. Infatti sono inziate prima le vendite di molti marchi "collaterali" (Jaguar, Volvo, Saab, ecc.) appena dopo la crisi del 2008 e poi i matrimoni (PSA/Opel/FCA) o fidanzamenti poi finiti male (Mercedes/Renault, Nissan/Renault, ecc.).
La sua affermazione "ndl 2035 in Europa nessuno vorrà auto a combustione interna" mi sembra per lo meno temeraria.
Le posso assicurare con la sua stessa sicurezza che se nel 2035 ci saranno ancora auto con motore endotermico (benzina e gasolio, oppure idrogeno) che mi auguro potranno consumare ed inquinare di meno di quelle odierne, saranno probabilmente ancora molto competitive rispetto a quelle a batteria con autonomie ridicole (con la tecnologia odierna) e difficoltà di ricarica, senza considerare il gigantesco e non ancora risolto problema della produzione di energia elettrica.
Le ricordo che se oggi iniziassimo a costruire una centrale nucleare a fissione (ipotesi che considero blasfema) nel 2035 probabilmente non sarebbe ancora in funzione, ma in fase di costruzione.
Se oggi si iniziasse a definire a livello politico/amministrativo un parco eolico (su terra o offshore), probabilmente nel 2035 non sarebbe anch'esso in funzione per la sindrome nyb che regna ovunque nel mondo.
Se oggi iniziassimo a parlare di pannelli fotovoltaici (sempre con la tecnologia attuale) per soddisfare esigenze di ricarica rapida da 22KW per ogni vettura dovemmo tappezzare mezza superficie delle terre emerse e, sempre nel 2035, avremmo si e no terminato il 5% dell'opera.
Quindi, se domani (2025?) le case magicamente si convertissero a produrre auto solo ed esclusivamente con motore elettrico, credo che si arrriverebbe alla paralisi totale del trasporto privato su gomma, cosa che non auspicherei.
Non ho soluzioni in mano pronto uso, condivido che la spinta verso la transizione a impatto ecologico zero sia molto urgente, ma l'elttrificazione del mondo automotive a tappe forza è una cagata pazzesca.
Dario G.
Le deroghe a leggi stupide non mi piacciono. Molto meglio non fare leggi stupide e battersi per evitarle. Anche perché le auto elettriche hanno un unico problema (anche se bello tosto) da risolvere: le batterie, che hanno una densità energetica irrisoria, costano e pesano tanto e si ricaricano lentamente. Risolto quello, sarà la forza del mercato ad estromettere il termico, con o senza il consenso della Motor Valley. Se i politicanti italiani ed europei continuano a forzare stupidamente i tempi, vuol dire che hanno degli obiettivi diversi dal bene dei cittadini.
L'incentivazione sarebbe da dirottare su chi è in grado di fare ricerca, innovazione e poi industrializzazione su prodotti nuovi che possano esaudire le richieste che tu hai elencato. Stessi soldi, ma con destinatari diversi e con un'efficienza maggiore.
si, sono d'accordo.
Il punto è che un prodotto deve divenire appetibile da solo, non perchè lo incentivi o disincentivi il resto.
Anch'io scrivo qualche stringata riflessione, in risposta parziale a tesi di più utenti:
1) I carri armati non servono più, ci sono altri mezzi per sottoporre nazioni.
2) La CO2 non è tutto, l'inquinamento da combustione è altrettanto (se non più) pericoloso.
Le centrali che consumano idrocarburi o carbone per realizzare energia elettrica hanno sofisticati depuratori. E' più facile controllare e manutenere un solo grosso depuratore che 1 milione di auto con 1 milione di piccoli depuratori, molti dei quali ( si stima almeno il 10%) vengono bypassati con mappature in after market.
3) Se anzichè piangerci addosso ci muovessimo per potenziare la produzione nazionale di energia elettrica, potenziare le infrastrutture per per portare energia elettrica, produrre ed installare colonnine, sviluppare tecnologie per produrre e smaltire batterie di trazione, magari i 50.000 posti di lavori che si perderanno nel termico verranno recuperati per queste nuove attività.
4) Una volta potenziata la rete elettrica si potrà anche pensare su vasta scala ad abolire il gas in casa (evitando pericolose esplosioni) a favore di elettrodomestici, caldaia compresa, ad energia elettrica.
5) E se serviranno centrali nucleari di nuova generazioni le faremo, e saranno antisismiche, creando ulteriori posti di lavoro. Oppure potremmo anche stare fermi a piangere, e ad aspettare.....mentre gli altri avanzano.
Cordialità
Caro Direttore, cari amici,
I militari hanno molti difetti, ma non sono stupidi e si avvalgono dei migliori scienziati, ricercatori, materiali all'avanguardia.
Ma ve l'immaginate un tank o un mezzo corazzato a batteria? Di che dimensioni? Quanta energia elettria ci vuole per caricarla?
Sembra una barzelletta del fumetto satirico sui soldati tedeschi degli anni '70...
Ricordo che uno dei motivi per cui le armate tedesche hanno perso la Campagna di Russia è legato all'estrema lunghezza della catena di approvvigionamenti ed i Russi hanno difeso con le unghie e con i denti i giacimenti di Grosnyj e Baku che, se fosseto finite in mani tedesche, avrebbero consentito il proseguimento della guerra per magari altri 2/3 anni con conseguenze inimmaginabili.
Mi fa sorridere linea che per tagliare i rifornimenti alle linee nemiche in un futuribile e quanto mai scalcinato conflitto con mezzi a propulsione elettrica, al nostro Sergenten basterebbero delle semplici forbici da elettricista....
Un caro saluto a tutti.
Dario G.
Fa piacere che dopo l’entusiasta e assolutamente acritica adesione alla ‘transizione’, anche dalle vostre parti si cominci a farsi qualche domanda. Anche se forse la domanda principe, a questo punto, è a cosa serve una UE la cui commissione sembra provare piacere ad andare sempre e comunque contro gli interessi dei cittadini europei
E' da tanto che l'Europa non serve a niente. Da quando c'è la moneta unica praticamente, perché fare la moneta unica senza uno stato unico è un'idiozia.
Riflessione personale:
" Il Vecchio Continente, nello stesso periodo, ha calato le emissioni del 1,3%, e secondo l’ultimo rapporto del Global Carbon Project è responsabile dell’emissione di 2,9 Gt di CO2, pari al 9,6% delle emissioni globali e in netto calo rispetto ai 3,5 Gt del 2017 e ai 3,1 Gt del 2018." L'Europa risulta responsabile del 9,6% delle emissioni globali di Co2. Una parte di questa è provocata dai mezzi di trasporto con motori endotermici. La domanda che ci si pone è a cosa serve immolare una fetta importante dell'economia non solo Italiana ma Europea, con pesanti conseguenze sociali ed economiche per poi incidere in così bassa percentuale rispetto alle emissioni globali e in un contesto dove pare che Cina, India, Stati Uniti, faranno le cose in altro modo? Addirittura la Cina è destinata a diventare il maggior produttore del settore delle macchine elettriche, per conto proprio e per conto terzi e al momento sta progettando e realizzando centrali a carbone che con tutta probabilità sosterranno la richiesta di energia per produrre anche le auto elettriche. Spero di essere smentito su tutto quello che ho sopra scritto la mia non vuole essere un'analisi, rimane una riflessione e spero tanto sia sbagliata.
Bisognerebbe capire cosa muove il tutto, ovvero lo scopo di chi tiene le redini.
Perchè qua c'è uno scontro epocale tra ideologia e pratica. Quindi o chi muove le redini è rimbecillito essendosi fatto accecare dall'ideologia o l'unico obiettivo è arricchirsi esponenzialmente con un business inapplicabile ma che proprio nella sua assurdità muoverà una marea di soldi da noi a chi tira le redini.
Messa così sembra quasi una teoria del complotto però oramai è palese che non decidono i politici. Loro rappresentano la facciata che spiattella l'ideologia nei crani dei popoli in modo da orientarli ed obbligarli in una direzione.
Poi ci deve essere qualcuno che in questo ci vede il reale tornaconto.
Chi gestisce la finanza ha il potere per far si che vengano emesse leggi e regole che riportino a loro un tornaconto (cosa che in piccolo è sempre successa, basti vedere gli Agnelli od anche certi imprenditori che possono fare pressioni su sindaci ecc). Questi però lo possono fare in scala maggiore.
Anche questo parrebbe quasi una teoria del complotto ma Tesla mi pare un esempio di qualcosa che non quadra.
Mai un utile (tranne ultimamente) ma ecco che tutti ci investono e che i soldi della finanza ne vanno a gonfiare a dismisura il valore. Perchè?
E visto che ora è gonfiata a dismisura come fai a non fare in modo di renderla profittevole magari obbligando all'elettrico?
Ed il ruolo della Cina? Perchè l'occidente si butta in questo suicidio spingendoci nelle braccia della Cina per quanto riguarda le materie prime e spalancando un portone ai prodotti cinesi che potranno invadere il nostro mercato in una tecnologia in cui loro sono al top?
Non posso credere che sia solo ideologia. Altrimenti significherebbe che siamo davvero completamente rincitrulliti.
Caro Lucio
Non ne ho le capacità ne gli strumenti, ma credo proprio che seguendo il denaro che c'è dietro gli invesitmenti multimiliardari per orientare il mercato e le scelte politiche che ci sono dietro al vento in poppa per l'elettrico nell'automotive, si troverebbe il/i grande/i manovratore/i che spinge in quella direzione.
Credo proprio che la questione ora come ora non sia di matrice ecologica, ne ideologica ne tanto meno politica: è solo ed esclusivamente finanziaria, quella della peggior specie, quelli che speculano muovendo miliardi di USD o Euro in una direzione e poi se ne escono belli puliti perché si fanno sostituire dai polli prima che la curva crolli nell'altro senso.
Forse un giorno che la Cina è riuscita ad orientare i decisori europei con "Cavalli di Troia" magari profumatamente foraggiati. Mi viene da pensare a Greenpace o T&E
Completamente d'accordo, e aggiungerei che l'elettrico non è il futuro, ma una piccola parte, più adatta alle città ma non a chi abita in piccoli centri o fa lunghi viaggi...
Paolo
Buongiorno Direttore, finalmente la visione da "Mulino Bianco" che mi ha fatto ricordare una celebre canzone del grande Lucio Dalla si trova a fare i confronti con il mondo reale.
Un’auto elettrica ha un quinto delle componenti mobili di un’auto a combustione interna, questo significa un minor fabbisogno di manodopera sia per la produzione che per la manutenzione.
Di conseguenza, gli outlook di settore prevedono che la riconversione dell’industria italiana della componentistica per auto, che impiega circa 600mila persone, potrebbe costare il posto di lavoro a due terzi degli addetti.
Queste prime crisi industriali, però, dimostrano che le aziende chiudono gli stabilimenti “tradizionali” in Italia e aprono quelli “elettrici” in estremo Oriente. Quindi l’Italia non perde due terzi dei posti di lavoro, li perde tutti. Come mai?
Il motivo, se vogliamo, è piuttosto banale. Il nostro Paese ha una lunga tradizione nell’industria del motore a combustione. E non parliamo solamente di marchi storici come Ferrari, Lamborghini, Alfa Romeo, Lancia e Maserati, parliamo di know-how, capacità industriale, brevetti, rapporti privilegiati con i grandi produttori internazionali.
La transizione verso la mobilità elettrica, però, trasforma le automobili in “computer con le ruote”, quindi il cuore tecnologico del veicolo non è più meccanico ma elettronico. Di conseguenza, il mercato si riorienta automaticamente verso l’Asia, che da vent’anni ha il predominio assoluto nell’elettronica di consumo.
Pechino, in particolare, può contare su due asset strategici ineguagliabili: domina la supply chain delle batterie – il “petrolio” della mobilità elettrica – e può mettere sul piatto un mercato con un potenziale di crescita superiore all’Europa e agli USA messi assieme. Un mercato, oltretutto, dove per entrare devi dare precise garanzie industriali al governo e in cui, comunque, è sempre meglio essere introdotto da un player nazionale.
Non deve stupire, quindi, che le imprese interessate a entrare nel business della mobilità elettrica e i grandi gruppi automobilistici come Volkswagen, Daimler, Bmw, Renault, abbiano fatto a gara per siglare partnership con i colossi cinesi. Disgraziatamente, l’Italia non solo non fa alcuna politica industriale, seguendo idee altrui che mortificano il nostro interesse nazionale, ma non cerca neanche di diventare attrattiva per gli investimenti, galleggiando al 58° posto della facilità di fare impresa, con una incertezza normativa, amministrativa e giudiziaria a livelli imbarazzanti.
Ovviamente, mettendo sul piatto munifici incentivi pubblici, riusciremo ad agganciare qualche colosso internazionale ma non faremo altro che costruire cattedrali nel deserto, permettendo oltretutto arbitraggi e razzie da parte di imprese straniere. Ma di certo queste manovre non miglioreranno le prospettive del Paese.
Il settore dell’ automotive, con il suo indotto, in assenza di un’immediata inversione di rotta rischia di fare la fine de settore dell'elettrodomestico bianco, di cui vent'anni fa eravamo leader e di cui ora restano i cocci minatori del Galles.
Qualcuno dirà che è colpa dei produttori europei, rimasti indietro rispetto a quelli asiatici. Va molto di moda paragonare la transizione dall’auto tradizionale a quella elettrica con la transizione dalla macchina da scrivere al computer. Il problema, però, è che questa rivoluzione industriale non funziona come tutte quelle che l’hanno preceduta: non è il progresso a minacciare il futuro dell’auto a combustione bensì le scelte della politica.
In poche parole, per la prima volta l’evoluzione tecnologica non è dettata dall’efficienza economica (pur essendo più semplici le auto elettriche sono più costose e meno performanti: basta leggere sull'ultimo 4R le prove di Dacia Spring e VW Polo: stesso prezzo di listino, senza incentivi, ma differenze imbarazzanti, dove la prima sembra giocare il ruolo di una resuscitata Simca 1000 visti gli imbarazzanti livelli di prestazioni, guidabilità, sicurezza) ma è imposta per legge dai Parlamenti, nell’assoluta e colpevole mancata analisi delle conseguenze. Perciò, domandarsi che senso abbia incentivare questa transizione industriale non significa mettere in discussione il progresso o, peggio ancora, dubitare della drammaticità della crisi climatica.
Significa semplicemente chiedersi che senso ha aprire un tavolo di crisi ogni volta che chiude un impianto per la produzione di semiassi, cuscinetti a sfera o ruote, quando l’ipocrita narrativa ecologica, che trova la sua massima interpretazione a Bruxelles, genera una politica industriale che inevitabilmente li porterà a chiudere tutti nel giro di pochi anni. Tutto questo, nella rutilante propaganda infantile di coloro che, dopo aver propalato le feroci banalizzazioni del modello-Greta, ignorandone gli effetti, saranno i primi indignati a salire sulle barricate per protestare contro i licenziamenti, senza realizzare che ne sono l’effetto logico.
92 minuti di applausi
ottima analisi.
Esatto. Tempi grami...
Analisi impeccabile.
Analisi molto molto condivisibile.
Analisi che condivido pienamente.
Concordo al 100%
E' di oggi la notizia che ENEL riaprirà le centrali a carbone di La Spezia e Monfalcone che sarebbero dovute essere dismesse ergo:demolite perchè gli esperti"saranno sostituite con le rinnovabili.."e ora complice la chiusura di 4 centrali nucleari in Francia per manutenzione(dove noi con il no al nucleare comperiamo energia) e eolico in sofferenza per mancanza di vento,saremmo stati costretti a subire a orari tagli alla erogazione energia e quando ci saranno più vetture in circolazione? A parte produrre di più h 24 senza dipendere dal sole e vento,ci sarà da rifare rete trasporti altissima tensione con gente che non vorrà elettrodotto vicino a casa per inquinamento elettromagnetico(quando il cellulare e cordless appoggiati all'orecchio inquinano di più) e poi rifare tutta la rete interrata di distribuzione in città per mettere cavi di diametro superiore per tutte le colonnine con che tempistiche e costi per trovare imprese dal momento che ci sarà da lavorare in tutta la Ue?Non hanno ancora cablato tutte le città con la fibra ottica dove se ne parla da oltre 10 anni che con cavetti di dimensioni irrisorie,comporta lavori molto più facili che portare grossi cavi di rame dappertutto.
lei e' l'unica luce nel buio della fine di ogni passione per l'auto!
Esagerato, non mi faccia arrossire...
Buongiorno Direttore.
Una riflessione: se non ci fosse stata la sciabola dell'elettrico sulla sperimentazione del motore termico, fra qualche hanno avremmo avuto magari un ulteriore miglioramento dell'efficienza dei benzina e soprattutto dei diesel, (vedi Mercedes), magari con qualche innovazione simile a quanto fu il common rail nel...non ricordo più. 1997? Ora sul fronte termico, euro 7 a parte, è tutto fermo. E poi scopriremo che l'elettrico non solo non è percorribile, ma è anche inquinante come non lo si sospettava. Saluti.
Molto interessante il parallelismo con la sperimentazione militare, è vero infatti per internet che era stata concepita come una rete di comunicazione ai tempi della guerra fredda. Probabilmente l'elettrico puro non sarà il futuro a tutti gli effetti, ma sarebbe il caso di rendersene conto prima di andarci a sbattere violentemente.