
Un dato balza subito all’occhio. Il mondo auto aspettava gli incentivi statali come una benedizione ma per adesso soltanto quelli riservati alle vetture tradizionali sono andati in esaurimento. Gli altri, quelli per le ibride e soprattutto per le elettriche sono rimasti quasi intonsi. Vediamo di capire perché.
Gli attesi incentivi sono stati un parto lungo e complesso che a lungo ha frenato il mercato perché prima di azzardare un acquisto il consumatore finale aspettava per non rinunciare a quello sconto sull’acquisto che altrimenti sarebbe andato perso.
Alla fine i soldi, tanti anche se non tantissimi, sono arrivati, indirizzati quasi tutti alle vetture elettriche oppure elettrificate, con un minore disponibilità per le auto a motore endotermico ma meno impattanti sul piano ambientale.
I primi dati che circolano sono comunque desolanti per il Governo: i 170 milioni destinati a queste ultime vetture, quelle più invise, sono andati letteralmente a ruba. Morale 85 mila auto di stampo classico sono già state vendute. Discorso differente per le auto elettriche cui sono stati riservati 220 milioni perché ce ne sono ancora 185 in cassa. Malissimo anche l’investimento per le vetture ibride che conta du 225 milioni con ancora 207 non utilizzati.
La prima considerazione che si può fare è che l’utente finale respinge con forza quello che gli viene imposto dall’alto. Hai voglia di disegnare un mercato con la supponenza che quello che decidi tu poi a chi deve spendere i suoi pochi soldi vada per forza bene. Per chi viaggia a piede giù sulle auto di servizio e non paga il carburante è facile essere visionario. Nel famigerato Ventennio si raccontava la storiella che lo Stato può anche impormi di andare a letto alle 9 di sera, però se dormirò o no lo deciderò io. Qui è un po’ la stessa faccenda.
Oltretutto si aggiunge un altro particolare non proprio secondario: le auto elettrificate costano assai di più, e quelle full electric addirittura una pazzia, col risultato che chi già non le vuole nemmeno avrebbe i soldi per potersele prendere.
Si dirà: ma prima o poi caleranno. Ricordo che dieci anni fa i più ottimisti stimavano un crollo dei listini nel giro di 5 anni, e adesso che ne sono passati 10 si sente ancora dire che tra un lustro costeranno meno di quelle tradizionali. La gente non ha l’anello al naso e quindi resiste, una sorta di cane che si morde la coda con la differenza che è il cane che non è in grado di abbassare i prezzi col risultato, per adesso, di aver fatto salire in modo spropositato i listini delle auto più piccole dove nel giro di un decennio una Panda base è cresciuta del 50%.
Al flop degli incentivi per le auto cosiddette pulite chi legifera ovviamente non baderà. L’ordine di scuderia che viene dall’Europa è di tirare avanti sull’unica via possibile e tutti si mettono la coscienza a posto. Ma verrà un giorno che qualche economo comincerà a fare di conto scoprendo che lo Stato perde un fottio di Iva sulle nuove immatricolazioni, che tante persone andranno a spasso perché senza lavoro. Quando succederà sarà però sempre troppo tardi.
COMMENTI(18)
Di problemi della macchina elettrica in se (trascurando quindi le infrastrutture, come viene prodotta l'energia, il livello di sfruttamento delle persone nelle miniere di metalli per batteria, ecc.) ne è rimasto uno solo, che però è un bel macigno: le batterie. Costose, con una densità energetica ridicola (quindi estremamente pesanti), lunghe a ricaricarsi. Questo problema, che è tecnologico, verrà risolto prima o poi, come tutti i problemi tecnologici. E a quel punto sarà il mercato, ovvero i cittadini, che decreterà la fine senza appello del termico perché semplicemente non lo vorrà più nessuno. Me se invece di attendere quel momento, da Bruxelles (e gli altri politicanti a scendere) arrivano scadenze insensate che sono un regalo alla Cina e l'azzeramento del vantaggio tecnologico accumulato in oltre un secolo, è chiaro che si rischiano rivolte, perché questo creerà maggiori costi e più disoccupazione per i cittadini. Ma sicuramente andranno avanti, l'Italia, l'Europa e l'Occidente in generale in questi ultimi decenni non ha fatto altro che un autogol dietro l'altro.
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+ Inserisci un commentoDi problemi della macchina elettrica in se (trascurando quindi le infrastrutture, come viene prodotta l'energia, il livello di sfruttamento delle persone nelle miniere di metalli per batteria, ecc.) ne è rimasto uno solo, che però è un bel macigno: le batterie. Costose, con una densità energetica ridicola (quindi estremamente pesanti), lunghe a ricaricarsi. Questo problema, che è tecnologico, verrà risolto prima o poi, come tutti i problemi tecnologici. E a quel punto sarà il mercato, ovvero i cittadini, che decreterà la fine senza appello del termico perché semplicemente non lo vorrà più nessuno. Me se invece di attendere quel momento, da Bruxelles (e gli altri politicanti a scendere) arrivano scadenze insensate che sono un regalo alla Cina e l'azzeramento del vantaggio tecnologico accumulato in oltre un secolo, è chiaro che si rischiano rivolte, perché questo creerà maggiori costi e più disoccupazione per i cittadini. Ma sicuramente andranno avanti, l'Italia, l'Europa e l'Occidente in generale in questi ultimi decenni non ha fatto altro che un autogol dietro l'altro.
ed inoltre abbiamo già i black out per via dei condizionatori.... chissà con l'elettrico che macello.
Con oltre il 70% di gente che non ha il posto auto,come farà a ricaricare le sera:non tutte ovviamente ma basta anche una sera a settimana dover girare per trovare una colonnina che poi sarà già occupata dove ho letto che la sera non ci sono "obblighi" di togliere la vettura dallo stallo se già carica? Resta un 30% di chi possiede il posto auto ma sarà d'accordo nel prendere una elettrica dove in un articolo di questa rivista leggo di mancanza colonnine in autostrada?Dovranno predisporre il viaggio come chi ha un aereo che deve fare il piano di volo per sapere dove è aeroporto per rifornirsi ?
Un articolo strabico, che ignora totalmente due realtà di fatto molto importanti:
1 - finché gli incentivi alle elettriche avevano una certa continuità, fino all'anno scorso, andavano a ruba eccome, e terminavano nel giro di pochi mesi, facendo decollare la percentuale di auto elettriche nuove nel mercato dall'1 al 4%. Assolutamente non poco. Come si fa quindi a dire oggi che la freddezza del mercato sia dovuta al non gradimento del prodotto in generale?
2 - Gli incentivi escludono clamorosamente le auto aziendali. Un disastro a detta di chiunque abbia conoscenza del mercato
3 - nel resto d'europa la percentuale di vendita delle auto elettriche è prossima o superiore ala 10% ed aumenta, mentre in italia stagna o diminuisce. Ancora una volta, che logica avrebbe attribuire questo trend italiano ad un problema di gradimento della tecnologia se altrove la situazione è opposta?
Non una parola spesa, infine, sul fatto che la fiat 500 sia l'auto elettrica piu venduta d'europa, cosa assolutamente non prevista qualche mese fa, e testimonianza del fatto che non è assolutamente vero che la mobilità elettrica sia per l'italia una sciagura. Lo è sicuramente se continuiamo a piangerci addosso e guardare indietro. E questo, infatti, sta succedendo attualmente.
I pareri personali e le preferenze sono sacrosanti, ma restituire un quadro distorto della realtà non è un buon servizio, anzi
Non ha in realtà senso dare solo la parte di numeri che fa comodo. Quando la quota di mercato passò da 1 a 4% gli incentivi erano molto superiori. Inoltre vista la ridottissima percentuale di utenti che può usare un'auto elettrica senza eccessive costrizioni, non è nemmeno da escludersi che quel bacino di utenza sia bello e finito.
"Nel resto d'Europa". Un dato aggregato su di un continente buttato lì così non vuol dire nulla. Quanti incentivi? Chi le ha immatricolate? Privati, aziende o magari le case costruttrici? Non è un po' sospetto +400% in Romania? Si sono arricchiti di colpo a Bucarest e dintorni? Se proprio si vuole commentare un0'analisi, bisognerebbe farlo con qualcosa di meglio non di peggio.
Non c'entra nulla la continuità degli incentivi (fino a quando poi'? paga lei?)
prima in Lombardia una Dacia Spring la portavi a casa con 5000 euro (10.000 stato + 5000 regione). E chi ci ha visto l'affare l'ha comprata. Solo per affare, alla faccia dell'ecologia (finta a carbone). Ora ce ne vogliono 15.000 di euro, e nonostante 5000 siamo regalati, la Spring non la vuole nessuno. Secondo me l'articolo fa un'analisi corretta. Saluti.
La gente "normale", che vive in provincia, non è soggetta a direttive volubili e variabili tipiche delle grandi città, e gode di stipendi ordinari, anche di fronte agli incentivi continua e continuerà per diverso tempo a scegliere le vetture con motore a scoppio. Magari può essere un problema italiano la perdita di potere di acquisto, la precarietà: forse altrove stanno meglio e possono azzardare.
Nel 2021 gli incentivi sono stati ampiamente utilizzati dai dealers per immatricolare BEV da vendere poi a km0: in questo modo diversi costruttori sono stati facilitati nell'abbassare le emissioni medie sul venduto. Per avere conferma di ciò basta guardare su qualche sito di auto usate per vederne l'abbondanza. L'attuale esclusione delle auto aziendali è una risposta a questa poco corretta pratica.
Mia moglie ha sostituito la sua vecchia Tiguan Diesel con una Renegade plug in ( senza incentivi perché presa a gennaio ! )
Risultato : finiti i 35 km ( impossibile arrivare ai 50 dichiarati ) elettrici ( statisticamente proventi per il 64per cento da elettricità non pulita ) consuma e emette molta più co2 di prima !!
L’ ibrido e’ un imbroglio e noi ci lasciamo imbrogliare
Ma perché solo Mercedes fa ibrido- gasolio ?
Molto interessante. Quasi 200 chili in più rispetto alla versione col solo endotermico, un’autonomia in elettrico risibile e un valore sul mercato dell’usato che scenderà in picchiata. Se fossi in lei mi sbrigherei a darla dentro per una Tiguan diesel … ; )
Tutto vero. Elettriche e plug-in non toccano palla, ancora di più da quando è stato messo il sacrosanto tetto al prezzo di listino per accedere al bonus. Le perplessità sulla "svolta" aumentano sempre di più anche fra i cosiddetti esperti, ma il paradosso per cui nel settore si parla e si scrive sempre e quasi solo di elettriche o di inutili plugin - anche con la scusa che vengono lanciate a raffica - perdura. Questo paradosso unito all'evidenza - concessionarie vuote, intenzione all'acquisto e interesse verso l'auto in calo vertiginoso - mi fa ricordare la crociera sul Titanic...
Beh, ovvio che le elettriche siano in pochi a volerle. Il primo problema è il prezzo ma penso che quasi a pari merito arrivi l'altro: come la ricarico?
Quindi è una decisione da imbecilli (eh si, qua il termine è forte ma rimane l'unico corretto) aver destinato gli incentivi in grande maggioranza ad un parco auto che in pochi vogliono.
Comunque direi che gli incentivi, oggi giorno, lasciano il tempo che trovano. Le case auto potranno vedere aumentare i loro ordinativi ma poi si scontreranno con l'impossibilità di produrre. Mi pare di cogliere che tranne chi si trova costretto all'acquisto di un auto nuova, molti si trovano scoraggiati dalle consegne lunghissime e soprattutto incerte.
Non oso pensare il caos se ripartisse la domanda.
Ma come Lucio, dai, cosa dici? Imbecilli? Ma non erano il governo dei migliori?
"le elettriche siano in pochi a volerle" Il problema sta nel fatto che sono soprattutto i costruttori che vogliono "disperatamente" immatricolare BEV e PHEV onde riequilibrare verso il basso il livello medio di emissioni del venduto ed evitare così che le salate multe che, con demagogia pari all'ignoranza delle cose, la Commissione Europea pone a carico loro nel caso di sforamento; così "razionano" l'offerta gestendola secondo questi loro interessi, un po' come sta facendo ora la Russia con il gas destinato all'Europa. Infatti questi veicoli si trovano ampiamente rappresentati nelle flotte e tra le km0, categorie dove i produttori riescono più agevolmente a collocare ciò che il privato rifiuta. Ma è un rimedio di corto respiro, perchè poi il mercato dell'usato si troverà sempre più ingolfato di auto "dure da vendere" con la conseguenza che soprattutto i produttori , tramite le loro società "captive", ma non solo loro, avranno difficoltà a mantenere i bilanci in equilibrio. Prima o poi i nodi verranno al pettine anche sotto questo aspetto ed allora saranno ancor più dolori
Gentile Direttore, purtroppo, come dice un vecchio proverbio, non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire. Mentre assistiamo a campagne stampa sempre più aggressive contro i presunti incentivi ai fossili non consideriamo che nel 2019, ultimo anno normale, le imposte sui carburanti hanno assicurato allo stato italiano 40 miliardi di Euro (e ancora 32 circa nel 2020): in un Paese con un sistema fiscale ipertrofico come l’Italia, questi equivalgono a poco meno del budget per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca. Tutto questo, in un momento in cui i governi hanno disperato bisogno di soldi da investire per far ripartire l’economia. E naturalmente, nessuno tra i fautori dell'elettrico indica come sostituirli. Purtroppo, il dibattito ambientale non è settato su queste lunghezze d’onda. Troppo spesso all’influencer su Twitter, al blogger impegnato, allo youtuber di tendenza o all’attivista ambizioso interessa solo capire in che modo la transizione ecologica è funzionale alla sua narrativa, non certo se metterà al sicuro le prossime generazioni o produrrà sviluppo. A quello ci penserà qualcun altro. Io, classe 1954 e pensionato, con ormai ridotte necessità di mobilità individuale, ampiamente soddisfatte da una compatta di segmento B, posso permettermi di sedermi sulla riva del fiume, in attesa: forse vedrò passare i cadaveri (ovviamente metaforici) di coloro che oggi si distinguono per un chiasso disinformato ed ideologico che sta sommergendo numeri e fatti.
Gran parte della stampa in questi ultimi due anni si è totalmente allineata al pensiero unico dominante. Non per nulla nella classifica per la libertà d'informazione, quest'anno l'Italia ha perso 17 posizioni (dal 41° al 58° posto). Il green, Greta e i suoi seguaci gretini ci sguazzano alla grande e tanti cittadini pecora gli vanno dietro. A parole evidentemente.... Perché poi, quando si tratta di sganciare i dindi faticosamente guadagnati si guardano bene dall'acquistare auto con dei motori che sono dei gioielli di rendimento, prontamente castrati da batterie ciofeche.
Anche io sono del 1954 e oltre sedermi in riva al fiume,potrò permettermi di fare a meno della vettura elettrica "finita" quella a benzina di ora se non ne troverò altre !
Ottimo intervento. Tanti predicatori, poca concretezza.