Lo sfogo del tassista contro la decisione del Comune di Bologna di imporre i 30 allora in tutte le vie della città è soltanto un grido di allarme di una categoria: «I passeggeri hanno sempre fretta, ma si i tempi si allungheranno molto. Non sapremo come fare.» Quante altre città seguiranno l’esempio di Bologna?

Ovviamente il problema dei tassisti non può essere al centro delle decisioni di una importante amministrazione comunale, comunque è già protesta continua tra la gente che deve spostarsi per andare al lavoro. La scelta del primo cittadino di Bologna di imporre in tutte le vie il limite massimo dei 30 orari per ridurre gli incidenti stradali, in forte crescita ultimamente, è una mossa più politica che tecnica, ma è destinata a intasare la circolazione anche con la conseguenza più immediata di peggiorare di molto l’inquinamento.

Mettere di limiti molto bassi in alcune vie, scelte tra quelle giudicate più a rischio, parrebbe una soluzione accettabile, ma imporlo su tutte le strade di una città di oltre 300 mila abitanti sa di dispetto. Già oggi i mezzi pubblici nei tratti in “zona 30” marciano oltre i limiti per rispettare gli orari loro imposti, figuriamoci tra pochi mesi quando il divieto si allargherà a tutte le strade. Chi abita in un quartiere distante dal posto di lavoro anche usando l’autobus dovrà prevedere trasferimenti allungati che si tramuteranno in un peggioramento della qualità della vita, ma la stessa processione del traffico sarà un calvario e peggio ancora uno stress assicurato per i passeggeri dei mezzi pubblici.

Dal Corriere della Sera edizione di Bologna

E chi controllerà? Impossibile farlo di continuo, ci saranno quindi mezzi col telelaser che daranno vita a veri e propri agguati (i bus non li controllerà nessuno, ma le auto sì) col risultato che la circolazione si dividerà tra quelli, quasi tutti, che scamperanno alle pesantissime contravvenzioni, e i pochi che verranno pizzicati perché a 40 orari verranno giudicati dei pericolosi Leclerc in libera uscita dai circuiti del mondiale di F1.

da Il Resto del Carlino di Bologna

In giro per la rete si legge già di gruppi di automobilisti pronti a mettersi in strada, tutti regolarmente sotto il limite dei 30, per paralizzare la città e far capire a chi di dovere la scelta più di pancia che di testa. Ma non otterranno nulla. La decisione rientra in una guerra all’auto che è iniziata da tempo e che non si fermerà, come non si sta fermando a Milano, a Firenze e persino anche in centri molto più piccoli.

Già mesi fa l'amministrazione di Bologna aveva anticipato che nel giro di pochi anni in tutta (badate bene, in tutta) la città chi circola con un veicolo non elettrico o ibrido dovrà pagare per spostarsi. Anche se in città ci abita e ci vive. Pareva una boutade ma era solo una prima minaccia nel solco di una guerra totale con l'impegno di non fare prigionieri.

Le auto sono il male e vanno estirpate con tutti i mezzi: vessandole con tasse, balzelli, divieti di ogni genere. Ma chissenefrega di Bologna, chissenefrega di Milano, chissenefrega dei vessati se abitano distanti da casa mia. Peccato che si comincia in un posto e poi ne segue un altro e poi ancora un altro e quando realizzeremo che siamo tutti in trappola sarà troppo tardi.