
Ancora una volta un grande capo del mondo automotive in questo caso Tavares che guida il Gruppo Stellantis, ha lanciato un allarme forte e chiaro sul futuro elettrico: «nel giro di pochi anni non ci saranno in giro sufficienti batterie e ci dovremo legare mani e piedi ai cinesi.» Qui lo diciamo da tempo, ma non è un po’ tardi per accorgersene?
Non è la prima occasione in cui Tavares grida la mondo le sue preoccupazioni e prima di tutti era stato il grande capo di Toyota a dichiararsi perplesso oltre che scettico. Eppure tutti i costruttori sembrano rassegnati a una riconversione che non convince e che supinamente subiscono.
Tavares ha parlato al Financial Times manifestando grande preoccupazione e sostenendo che il nodo delle forniture rappresenterà per il settore una fase darwiniana, con una selezione feroce fra i protagonisti: nei prossimi 3-4 anni le case automobilistiche avranno difficoltà ad avere batterie e «chi non sarà capace di trasformarsi avrà problemi».
Sono anni che gli analisti indipendenti ne sono convinti: la via obbligata all’elettrico costerà sacrifici enormi ai costruttori, molto dei quali finiranno in bancarotta, e rappresenterà una vera mazzata per gli automobilisti che si troveranno impossibilitati a possedere una vettura di proprietà perché i prezzi saliranno vertiginosamente.
Possono non rendersene conto i padroni del vapore? Sembra impossibile, e allora bisogna capire per quale motivo non ci sia una rivolta prima della catastrofe economica. Sempre Tavares aggiunge che le case automobilistiche potrebbero non essere in grado di costruire i propri impianti di batterie abbastanza velocemente per evitare carenze. «Verso il 2025 o 2026 scarseggeranno le batterie - prevede - o, in alternativa, ci sarà una dipendenza significativa del mondo occidentale dall'Asia».
Niente di nuovo sotto il sole per chi non viaggia con i paraocchi. Figuriamoci sentirgli affermare anche che è preoccupato su come e dove siano state estratte le materie prime necessarie. Aggiungendo che il nodo scorte potrebbe influenzare anche la capacità di mantenere le auto a prezzi accessibili nel passaggio ai modelli elettrici, con problemi di margini per i produttori.
Ma guarda un po’? È chiaro che sarà così, così com’è chiaro che lo spazio delle auto economiche verrà regalato alle scatolette cinesi che invaderanno il mercato entro il 2030. Piccole, anonime, elettriche ma anche le sole alla portata del portafogli dei più.
Quello che si fa fatica a capire è perché se pur tutti sanno i rischi cui stiamo andando incontro si continui a non reagire alle imposizioni politiche accettando di andare a sbattere. La riprova la dà lo stesso Tavares quando dopo aver segnalato tutti i rischi all’orizzonte annuncia che vuole portare Stellantis a vendere 5 milioni di veicoli elettrici entro lo stesso 2030 sottolineando però che: «Tutti riverseranno veicoli elettrici sul mercato, ma dov'è l'infrastruttura di ricarica? Senza parlare dei rischi geopolitici di approvvigionamento delle materie prime necessarie.» Un bisogno che potrebbe comportare quei conflitti anche cruenti che tutti immaginano e temono.
L’orizzonte è cupo ma l’industria automobilistica si adegua, subisce passiva e ricorda la mucca che mangia l’erba tra i binari mentre sta arrivando il treno. Avrebbe tutto il tempo per scansarsi, ma si sa che non lo farà e verrà travolta.
COMMENTI(34)
Quando si venderanno solo elettriche userò la bellissima 128 coupé più spesso.
Io credo che Tavares, come gli altri CEO, debba per forza fare due cose: 1) attrezzarsi comunque per tempo, anche se con poca convinzione, sull'elettrico, perché se i babbei di Bruxelles vanno fino in fondo e non sarà attrezzato sarà fuori dai giochi; 2) dietro le quinte e insieme agli altri costruttori fare pressione sugli stessi babbei nella speranza che rinsaviscano, ma senza fargli perdere troppo la faccia ovviamente. Io credo proprio che questa pressione sulle istituzioni europee ci sia, perché in effetti sarebbe una catastrofe. In ogni caso, ancora una volta, è evidente che i politici ai vari livelli, a partire da Bruxelles, facciano tutto fuorché gli interessi dei loro concittadini.
D'altra parte sono anche convinto che se un giorno fossero in grado di produrre batterie decenti, le termiche non le comprerebbe più nessuno, quindi le case automobilistiche ci devono andare in quella direzione. Ma ci dovrebbero andare senza l'assillo di scadenze messe a caso da politicanti incompetenti.
COMMENTI
+ Inserisci un commentoQuando si venderanno solo elettriche userò la bellissima 128 coupé più spesso.
Io credo che Tavares, come gli altri CEO, debba per forza fare due cose: 1) attrezzarsi comunque per tempo, anche se con poca convinzione, sull'elettrico, perché se i babbei di Bruxelles vanno fino in fondo e non sarà attrezzato sarà fuori dai giochi; 2) dietro le quinte e insieme agli altri costruttori fare pressione sugli stessi babbei nella speranza che rinsaviscano, ma senza fargli perdere troppo la faccia ovviamente. Io credo proprio che questa pressione sulle istituzioni europee ci sia, perché in effetti sarebbe una catastrofe. In ogni caso, ancora una volta, è evidente che i politici ai vari livelli, a partire da Bruxelles, facciano tutto fuorché gli interessi dei loro concittadini.
D'altra parte sono anche convinto che se un giorno fossero in grado di produrre batterie decenti, le termiche non le comprerebbe più nessuno, quindi le case automobilistiche ci devono andare in quella direzione. Ma ci dovrebbero andare senza l'assillo di scadenze messe a caso da politicanti incompetenti.
ma no, Lucio. Pura questione di immagine. Dal momento che nella loro testa comunque la politica vuole andare verso l'elettrico (e lo fanno, secondo me anche proprio scientemente) ecco che loro si vogliono mostrare come progressisti e sicuri di sè. Un po' come chi, pur essendo colpevole, chiede a gran voce di essere processato. Se lo fa, è evidente che ha una carta segreta che gli permetterà di uscire piu' pulito di prima
È semplicemente per il fatto che, come Vag, vogliono indirizzare tutti gli investimenti (Vag parla di 90 miliardi di €) sulle full electric e basta. È il colmo che "una Casa" chieda di vietare la vendita di auto termiche... Di che stiamo parlando, allora, da qualche giorno a questa parte?!!! Voglio vedere una Fiesta che costa 35.000€ chi sa la può comprare... Peugeot la propone una 208 elettrica a questi prezzi ma ti dà la possibilità di scelta "anche" tra benzina e diesel, sennò le sue vendite sarebbero al lumicino (anche se "tra le elettriche" è stabilmente tra le top 10 in Europa).
leggevo che Volvo e Ford chiedono di vietare la vendita di auto termiche dal 2030.
O sono pazzi, o sono in malafede... o semplicemente a parlare è la loro quota di capitale cinese.
Concordo !
Carlo Cavicchi.Mi scuso se mi sono espresso male ma non intendevo il suo blog dove nessun commento mi è stato bloccato ma altri articoli di Quattroruote dove se non la penso come il giornalista,il commento è bloccato e ho sentito lamentele anche da altri lettori.Conosco la sua professionalità sin da quando diresse Autosprint.
L'idea di rimanere aggrappati all'endotermico, lungi da costituire un'ancora di salvezza, renderebbe le dimensioni del disastro ancora maggiori.
Si realizzerebbe velocemente una distanza tecnica incolmabile fra i grandi produttori europei e quelli asiatici (e, in parte, americani); semplicemente, assisteremmo a fallimenti generalizzati uno dietro l'altro, perché quelle auto non le comprerebbe più nessuno.
La verità è che sono almeno 15 anni che l'industria dell'auto ha scelto in maniera inequivocabile di passare all'elettrico (e lo scriveva anche Quattroruote; ricordo un'editoriale molto netto di almeno 10 anni fa), ma molti si sono svegliati tardi. Anzi, hanno cercato di non svegliarsi affatto.
Poi, purtroppo, il mondo va avanti e ti suona la sveglia comunque.
Questo non accade solo nel settore automotive.
Io insegno, e mi consento una facile previsione: nel giro di 2-3 decenni, se le cose non cambieranno radicalmente, noi europei diverremo gli "schiavi" degli asiatici (Cina, Corea, India...), paesi dove l'istruzione superiore e universitaria è presa sul serio, quando in Occidente viene devastata da un progressivo e continuo decadimento, dalla compravendita dei pezzi di carta, da una società dove merito e impegno valgono sempre meno.
Vogliamo evitare questa debacle che, allo stato attuale, pare scritta sulla pietra?
Tornare a investire, tanto, tantissimo, su istruzione e ricerca.
Investire sul merito.
Investire sui nostri settori d'eccellenza.
Recuperare, assolutamente, i settori dell'elettronica e dell'informatica.
Altro che buttare miliardi sulle armi, o far credere alle nuove generazioni che si possa campare - campare da ricchi, perché questo pretendiamo - con quattro foto sul web.
Altrimenti, e mi spiace, le auto le faranno gli asiatici. E, ci piaccia o meno, saranno tutte elettriche.
sinceramente no. Ancorarsi all'endotermico (o meglio, alle soluzioni ibride che nella fattispecie consentono comunque ottimi benefici ambientali considerando l'intera filiera e costano molto meno) sarebbe perfettamente compatibile con il restare sul mercato, se non ci fosse una spinta della politica europea verso il suicidio collettivo. Se invece di demonizzare la benzina si iniziasse a ragionare sui dati veri e la si piantasse di martellare l'opinione pubblica con il fallace principio elettrico=green, ecco che ci troveremmo in Europa con tante belle elettriche asiatiche che costano piu' di una ibrida europea e che nessuno guarderebbe. Ma siccome è l'immagine che conta e l'Europa sta facendo di tutto per martellarsi gli zebedei promuovendo un'immagine che di green ha solo il nome, ecco che ovviamente le Case devono stare al gioco.
@Davz
Ma non cambia nulla che importi a me o a te (perdoni, ma fatico a dare del "lei" su un blog). Il mondo non ascolta i nostri sentimenti, andrà avanti comunque.
A me, per esempio non piace la guida autonoma.
Preferirei non arrivasse, ma arriverà. Pace.
Del resto, conosco gente in sedia a rotelle che se avesse avuto una macchina con gli Adas attuali, sarebbe ancora in piedi. Come pedoni o ciclisti che sarebbero ancora vivi.
Circa la passione, ho già risposto altre volte al riguardo su questo blog.
Mi piacciono i motori termini, ho un'Alfa Romeo col 3.0 V6 Busso in garage (e avessi più spazio probabilmente farei anche la "follia" di affiancarle un V8 Ferrari).
Mio padre ha una piccola collezione di Moto Guzzi.
Figuratevi se non amo i motori.
Rimarranno per gli appassionati come oggetti da collezione e poi storici (o comunque di nicchia).
Va bene così.
Il motore elettrico è comunque un'evoluzione fantastica.
Sì ma non mi ha risposto. Credo sia molto facile accogliere la fine di "una cosa" se della tale non importa nulla; fare ragionamenti razionali, "ingegneristici"...certo tutto molto logico. Ma Io son qua per passione, e quindi mi dispiace se una passione finisce. Ripeto: A Lei dispiace o no? Le faccio un esempio: domani proibiscono l'alcol..perché fa male, un sacco di ragazzini bevono etc etc; è un industria miliardaria e bere piace ad un sacco di gente, con gli amici etc. Però a me non frega nulla, io non bevo. Possono proibirlo anche domattina. Però capisco che a molti potrebbe dispiacere. Mi spiego? Allora, attendo una risposta.
Sono d'accordo con te, Maurizio.
Oramai pare che la politica si diverta a mettere tasse, limite e divieti. E la cosa più comica è il popolo che le trova giuste.
Si, abbiamo bisogno di più ingegneri e sicuramente di meno, ma molti, molti, molti meno politici! Gli ingegneri e la ricerca ci regaleranno prima o poi un'auto elettrica semplice, economica e fruibile, basta dargli tempo. Tempo che i politicanti a tutti i livelli vogliono inopinatamente accorciare e regalarci quindi tasse, limiti e divieti, facendo diventare ricordi parole come democrazia e libertà, questo stanno facendo da qualche decennio.
Non è il punto se a me, o ad altri, piaccia o meno. Non conta nulla.
Il mondo sta andando in quella direzione. Basti pensare che qualche mese fa, Tesla, in Germania ha venduto più di Audi, BMW e Mercedes messe insieme. Secondo me, forse alcuni non si rendono conto che un'epoca è finita.
L'auto non sarà più quella che abbiamo conosciuto, molti non la compreranno affatto e useranno noleggio e mezzi elettrici leggeri; le bici elettriche mangeranno enormi quote di utenti alle auto in città.
Pensare di reagire come dei luddisti, porterà solo allo sfascio.
L'unica soluzione è investire in istruzione, ricerca, innovazione, merito, e smetterla di pensare di poter campare sulla ricchezza accumulata, sulle rendite, sul solo turismo.
Abbiamo bisogno di più ingegneri e meno cuochi.
Gentile Andrea, sono parzialmente d'accordo con lei: il passaggio all'elettrico sarà inevitabile perchè con passare del tempo i combustibili fossili diventeranno sempre più scarsi e rari. Ma questo accadrà a medio termine diciamo dopo il 2050. la sua frase "La verità è che sono almeno 15 anni che l'industria dell'auto ha scelto in maniera inequivocabile di passare all'elettrico (e lo scriveva anche Quattroruote; ricordo un'editoriale molto netto di almeno 10 anni fa), ma molti si sono svegliati tardi. Anzi, hanno cercato di non svegliarsi affatto" contiene una contraddizione dato che se veramente l'industri dell'auto avesse deciso in maniera inequivocabile 15 anni fa di passare all'elettrico non avrebbe dormito, ma ci sarebbe passata e basta. Il fatto è che oggi per la prima volta nella storia dell'auto l’evoluzione tecnologica non è dettata dall’efficienza economica (pur essendo più semplici le auto elettriche sono più costose e meno performanti) ma è imposta per legge dai Parlamenti, nell’assoluta e colpevole mancata analisi delle conseguenze. Perciò, domandarsi che senso abbia incentivare questa transizione industriale non significa mettere in discussione il progresso o, peggio ancora, dubitare della drammaticità della crisi climatica. Significa semplicemente ricordarsi che la fretta è una cattiva consigliera e può portare a risultati disastrosi: auto privilegio di nuovo per pochi e perdita di quella libertà ed autonomia di movimento che solo l'auto privata, se usata con intelligenza, può assicurare. Senza dimenticare quanto oggi i governi ricavano dalla tassazione dei combustibili fossili per autotrazione, indispensabile per puntellare i bilanci statali periclitanti: ad oggi nessuno ha indicato come sostituire questi introiti
E ci piaccia o meno. E scommetto che a Lei piace.
Non so se saranno tutte elettriche, ma su tutto il resto secondo me lei ha perfettamente ragione.
L' ultima frase riguardante la mucca è perfetta per descrivere l' attuale politica delle Case: ovvero campare sugli allori degli utili garantiti da oltre il 40% della quota dei vari suv venduti in Europa in tutte le salse. I problemi futuri ? Saranno affari dei top manager che verranno, esculso Tavares ovviamente che denuncia il problema.
E' facile adesso criticare Tavares che più o meno apertamente sta iniziando solo ora a lanciare allarmi sui rischi sociali e industriali di un passaggio forzoso all'elettrico.
Ricordo a tutti però che cosa è successo in America e in Europa a valle dello scandalo dieselgate non tanti anni fa. Non voglio entrare nel merito del famoso scandalo , della responsabilità del management VW, dell'ipocrisia di tutto il sistema di omologazione delle emissioni/consumi delle auto e della malafede delle autorità USA che chissà come mai hanno voluto colpire proprio le motorizzazioni diesel punto di forza dell'industria automotive tedesca. Voglio però ricordare a tutti che a valle di quello scandalo tutti i ceo dell'automotive europeo più o meno hanno perso faccia e credibilità ( qualcuno anche il posto). E' ovvio che dopo tali batoste fosse difficile per loro alzare la voce nei tavoli delle istituzioni contro la deriva estremista sui motori endotermici. Oggi pian piano l'eco di quello scandalo si sta spegnendo e complice anche la tragedia della guerra in Ucraina ci si sta rendendo conto che certi balzi tecnologici imposti per legge prima che le tecnologie siano veramente mature possono mettere a serio rischio non solo interi settori industriali ma anche la sicurezza di interi continenti.
Come ho già scritto, Tavares è dal 2017 che lancia "allarmi sui rischi sociali e industriali di un passaggio forzoso all'elettrico". Se non ci fosse stata la truffa planetaria del Vaggate, probabilmente l' auto elettrica sarebbe arrivata lo stesso ma nei "tempi giusti". Questo repentino cambiamento è frutto solo della politica miope che ha puntato tutto contro i motori a gasolio.
Diess "deve difendere" i 90 miliardi che il suo Gruppo ha intenzione di investire sull' elettrico, lo stesso che sta sempre tirando acqua al suo mulino perché si deve "ripulire" dal Vaggate. E vorrei ricordare anche i patteggiamenti che hanno imposto al Gruppo tedesco investimenti proprio sulle full electric e infrastrutture (vedi California) già anni fa. Tavares "ha dovuto" investire milioni per la riconversione della sua fabbrica di Tremery, quella che produceva più motori a gasolio del mondo in una che produce motori elettrici con i dovuti (conseguenti) tagli al personale. Per non rimanere indietro, ha progettato piattaforme multienergia (la CMP e EMP2), proprio quelle che sono state alla base dell' alleanza tra FCA e PSA, che, insieme, sono divenute il quarto Gruppo automobilistico mondiale. Da sole non sarebbero potute campare allungo, non avrebbero mai potuto fare certi investimenti. E comunque loro non si fermano alle full electric ma hanno in commercio (in Germania e Francia) già commerciali leggeri a idrogeno e a Pratola Serra entro un anno, presenteranno "un nuovo" motore a gasolio Euro7.
Perchè hanno tutti fatto a gara ad annunciare l'abbandono dei motori termici?
Forse perchè avrebbero ricevuto bonus dalla politica e bonus da chi gestisce l'alta finanza?
Ora si svegliano dicendo che il passaggio all'elettrico sarà un bagno di sangue? Perchè fingono di rendersene conto solo ora quando fino a poco fa (tranne Toyota) erano tutti a fare proclami osannando la rivoluzione green?
Mi dispiace essere disfattista ma reputo che questi super manager siano solo dei paraculo. Il loro scopo è garantire il dividendo e se questo lo si può ottenere con posizioni politiche piuttosto che vendendo il prodotto (basta vedere Tesla che è sempre cresciuta nonostante i bilanci in passivo) ecco che si prodigheranno ad accontentare gli speculatori piuttosto che la ragione.
Ecco il problema, oramai la finanza (soprattutto quella definita creativa) gestisce tutto avendo preso il posto dell'economia. Basta vedere le maggiori aziende capitalizzate in borsa per rendersene conto. Zero assets e molta fuffa.
Se Tavares riesce a remunerare gli azionisti come da un pezzo non riusciva ai suoi predecessori nonostante le vendite crollino (e, ad esempio, in Italia da mesi Stellantis riesca regolarmente nell’impresa di fare molto peggio della media del mercato) non vedo perché debba preoccuparsi di che cosa succederà fra qualche anno per la penuria di batterie. Basterà applicare il “metodo Alfa Romeo” agli altri marchi del Gruppo e … voilà, Stellantis la sfangherà vendendo servizi, aeromobili e souvenir della bell’epoque della storia dell’auto.
Mi scuso per il tono sarcastico, ma i piagnistei leggermente ipocriti di Tavares - perfettamente sulla scia degli AD che l’hanno preceduto in Fiat (“non lo fo per piacer mio, ma perché lo vuole Iddio”) - mi hanno un po’ stufato.
Secondo me, salvo "nuovi" eventi, basterebbe arrivare al 2025/26 (quasi completa integrazione tra le sinergie delle ex FCA e PSA) per iniziare a vedere le evoluzioni dei vari Gruppi sul tema, quando, nei futuri powertrain, entreranno la nuova generazione di motori elettrici e batterie. Di sicuro ci sarà una selezione tra i vari Gruppi e, come sosteneva Marchionne, avrà futuro solo chi produrrà più di 6 milioni di veicoli/ anno ma, soprattutto, chi potrà avere più ricavi, aggiungerebbe Tavares. Che non penso si possa far sfuggire il "ceto medio", anzi.
Tu poi parli, giustamente, di strategie di Vw. Ma anche Volvo e Ford, addirittura, chiedono loro il bando dei motori a combustione dal 2030. E Tavares che potere può avere se ha (quasi) tutti contro? Chiaramente anche lui ha il suo piano strategico "Dare Forward"...
Dovremo ovviamente aggiornarci fra qualche anno per verificare se Tavares, a differenza di VW, avrà salvaguardato la fascia di mercato medio-bassa. Sta però accelerando più di tutti sulle economie di scala, e scusa se torno sulla Tonale - la mia “ossessione” - ma come salvi la specificità del marchio se la doti di un motore ibrido da 160 cv che da chi l’ha provata viene giudicato all’unanimità fiacco ? Se non venderà, allora Tavares ci riproverà con una Giulia con i baffi ? Ne dubito. Sulla nuova Panda è calato il silenzio è, al massimo, sarà una 208 elettrica travestita, come pure la Brennero sarà un Suv C confuso nella massa. Per il resto, tutto fermo, salvo quanto messo in cantiere da PSA che di premium ha ben poco (non sarai d’accordo ma purtroppo è così). Insomma, secondo me, ci sono pochi elementi per escludere che nel giro di qualche anno anche Stellantis abbracci per necessità la stessa strategia di VW ma di sicuro lo farà - con queste sconfortanti premesse - con qualche affanno in più…L’unica gallina d’oro è e rimarrà la Ferrari, ma lì il portoghese non tocca palla (per fortuna).
È preoccupante, piuttosto, che uno come Antlitz (direttore finanziario di Volskwagen) dichiari che "a Wolfsburg si concentreranno sulla produzione di veicoli premium e comunque redditizi". Costruttore di Auto del popolo "che per decenni ha avuto come obiettivo la ricerca ossessiva della leadership globale, accettando addirittura di perdere denaro pur di essere presente in tutti i segmenti e in tutte le regioni... Ai mercati finanziari, che oggi condizionano gl'indirizzi strategici, i volumi industriali interessano il giusto: loro vogliono che i costruttori nei quali investono, guadagnino denaro" (come dalla prima pagina del fascicolo di maggio firmato Gian Luca Pellegrini dal titolo "Il costo nascosto della rivoluzione). Ciò ti fa pensare che, al contrario di Tavares che vede male il "ceto medio" come possibile futuro acquirente, c'è chi vuole di fatto tralasciare proprio questa enorme fascia di clientela. Addirittura chi ha un nome da "auto del popolo"...
La redditività (e non "i numeri") è sempre stata "la firma" di Tavares, basti pensare al taglio netto della gamma Opel appena acquisita per evitare lo sforamento delle CO2. E Imparato ha imparato da lui. Non "pretende" numeri da Alfa ma "pretende" la massima qualità di prodotto. Ti ricordo che "la rinascita" di Peugeot è avvenuta grazie a lui. Non vuole riempire i piazzali con auto invendute o da vendere a km0 anche se ciò, certo, gioca a sfavore delle maestranze. Ma è un valido motivo per far diventare Alfa un marchio "premium" sotto tutti i punti di vista e senza la minima sottomissione al solito trio teutonico.
Penso che Tavares faccia "anche" i fatti. Tutti i suoi modelli attuali (C3 a parte che che comunque continua nel suo successo nonostante l'età) hanno a listino powertrain elettrificati, dalle full electric alle plug-in, dalle plug-in alle mild hybrid. Dalla Ami all' e-Ducato. Ma anche commerciali a idrogeno. Nello stesso tempo sta in fase di lancio una Grecale con "endotermici di tutto rispetto"... Che alla Tonale le hanno tolto 2 anni ai canonici 7, vuol dire che nel 2027 con ci sarà più la piattaforma della Compass ma solo le Stla di varie "taglie". E saranno proprio le nuove piattaforme che potranno beneficiare della nuova generazione di motori elettrici ma soprattutto delle future evoluzioni delle batterie "made in ACC" (in cui ti ricordi partecipano in quote paritarie Stellantis, Mercedes Benz e Total...)
I dati di vendita della 500e e quindi per Mirafiori - che non conoscevo così in dettaglio - sono in effetti più positivi di quanto pensassi.Rimango comunque un po' scettico sull'atteggiamento di Tavares. Mi sembra che altre Case - BMW e Toyota ad esempio - stiano facendo meno chiacchiere e più fatti: sfornano elettriche a ripetizione senza rinnegare le origini e continuano a produrre ed a progettare modelli endotermici di tutto rispetto. Ciò che scrive 4R nel numero di maggio a proposito dei programmi di Alfa Romeo è, mio parere, tanto velleitario quanto lo erano i famosi piani di Marchionne (curioso, tra l'altro, che la Tonale venga lanciata con una "scadenza2 così ravvicinata, 5 anni se va bene: verrebbe da pensare che Imparato tema - com molto più modestamente il sottoscritto - che sarà un mezzo flop)
Intanto, "grazie" alla 500e (full electric), Mirafiori è arrivata a produrre 77.267 auto nel 2021 con un incremento del 110% sul 2020 e, addirittura, un 304% del 2019. "Volumi" che non saranno assolutamente quelli di una volta, ma fanno ben sperare in un (legittimo) successo (relativo alla categoria) della 500e. Giusto per rendersi conto, nel 2013 uscirono 30870 auto con il picco produttivo negli ultimi 8 anni di quasi 70.000 nel 2017... E tutta la futura famiglia 500 sarà made in Italy ma anche "parte" della produzione Maserati. Di fatto, rispetto al 2020, Mirafiori è stato l' unico stabilimento con segno "+" in Italia a parte Maserati (Modena) con un aumento del 437% oltre a quello dei commerciali leggeri della Sevel Sud con un + 3,1%.
Quello di Tavares non è un piagnisteo ma nient'altro che la situazione effettiva del settore dell'auto che lui predica da anni, molto prima di altri.
Ti riporto le parole del mensile dell' ACI riguardo proprio i vari "uomini di ieri e di oggi" del mondo dell'automotive con titolo "Noi al centro". Parte addirittura da Henry Ford per passare dagli Agnelli ad Elon Musk fino ad arrivare a Diess (unico pro full electric) che lo vede come: " un generale senza soldati. Un uomo solo." Poi assimila Tavares a Marchionne riguardo "le stesse umili origini, stesso carattere e capacità di visione ma capace, a differenza di Marchionne, di costruire una squadra di manager che da bravi gregari portano il leader a vincere la competizione. Uomo come sommatoria di altri uomini. Non a caso Tavares è il ceo che negli ultimi anni ha raggiunto i risultati migliori in termini finanziari. E a differenza di Marchionne ha il vantaggio in più, che in questo mondo conta non poco: la passione per l' auto".
Ti ricordo che dalle mie parti si dice che: "Senza soldi non si cantano messe". Se non hai dei risultati finanziari in positivo (e Tavares in questo è un maestro almeno finora), non puoi investire a meno di arrivare ad essere l'azienda con il maggior indebitamento al mondo... Non voglio difendere a tutti i costi Tavares ma penso che si è ritrovato al comando di un nuovissimo Gruppo automobilistico (divenuto il quarto al mondo) il quale ha avuto una "gestazione" in pieno Covid-19 (2020), "partorito" nel gennaio 2021 quando ancora non si ci rendeva conto della crisi dei semiconduttori fosse arrivata fino ad almeno al 2023 (si pensava ad una ripresa al dopo estate 2021...), un 2022 iniziato con un aumento incontrollato dei prezzi dei carburanti e dell' energia elettrica amplificato ancor più, poi, dalla guerra in atto che, per ora, sta già portando alla chiusure momentanee di tante fabbriche nel mondo per carenza di componenti dovuti a mancanza (e aumenti spropositati) di materie prime, di neon per i semiconduttori, semiconduttori stessi, conduttori, acciaio, nerofumo. Ancor più, dal 2021, si è messa pure la Comunità Europea con le multe sullo sforamento delle CO2 oltre a questa illogica "corsa" verso l'elettrico senza investimenti adeguati da parte loro "e altretranto veloci" sulle infrastrutture, soprattutto da noi. Ma i Gruppi/Case, nello tesso tempo, "devono" investire per non rimanere indietro, soprattutto contro una concorrenza asiatica "forte" anche della consapevolezza del fatto che le materie per costruire le batterie provengono quasi esclusivamente da loro... E "si gioca" tutto proprio sull' evoluzione delle batterie, vero punto critico delle full electric.
Un momento storico peggiore dal dopoguerra a oggi e non solo per l' automotive...
Sul fascicolo di novembre 2017 è pubblicata un’intervista del direttore Gian Luca Pellegrini allora AD (solo) di PSA, Tavares, che sì, dice di essere pronto all’elettrico ma afferma che “…le regole non garantisco più neutralità tecnologica: seguono ragioni politiche…” E si pone delle domande a cui ancora oggi (14 maggio 2022) non ha avuto risposta - 1) Qual’è la finalità ultima di tale transazione forzata verso l’elettrico? - 2) L’energia necessaria a muovere le auto a batterie sarà del tutto pulita? - 3) Davvero l’impatto ambientale di produrre e riciclare le batterie sarà nullo? - 4) Avremo abbastanza terre rare per costruire gli accumulatori? - 5) Siamo tutti favorevoli a un ritorno del nucleare? - 6) Chi si farà carico della visione globale? - 7) Non è che tra venti anni ci troveremo a dover risolvere aspetti che avrebbero dovuto affrontare ora?".
Tavares, di fatto, è stato sempre coerente con la sua linea di pensiero, ancora prima di Toyoda. Con quel "seguono ragioni politiche" è sempre stato del parere che non sono le Case a decidere ma la politica. Dove, a quanto pare, ci sono persone che, pur essendo ignoranti in materia (automotive), dettano legge, magari "gretini". Ma si spera che anche loro staranno iniziando a capire a cosa si andrà incontro "a livello sociale"...
Ora, l' AD portoghese, dopo 4 anni e mezzo, si ritrova al comando del quarto Gruppo automobilistico mondiale alle prese con una pandemia che non ha precedenti nella storia del nostro pianeta, una guerra in atto con conseguente carenza/ aumento dei prezzi delle materie prime, problemi di approvvigionamento di gas neon (indispensabile per la fabbricazione dei microchip proveniente dall' Ucraina problema "sommato" a quelli dell' ante guerra), di palladio (Russia, vedi catalizzatori), delle terre rare, di acciaio, di pneumatici (il nerofumo proveniente dalla Russia ha già fatto chiudere per qualche giorno anche gli impianti italiani di Michelin a Cuneo e Alessandria). Ma lui, nella sua lungimiranza, ribadisce "il proposito di trasformare Stellantis da semplice produttore di veicoli a fornitore di servizi e soluzioni per la mobilità" dichiarando inoltre " Non siamo qui per proteggere il passato ma per guardare al futuro. Il settore va incontro a molti rischi ma noi non siamo minimamente preoccupati”.
Per qualsiasi AD questo, molto probabilmente, è il periodo peggiore nella storia dell' automotive, da sempre (guerre mondiali a parte). Al quale va sommato un potere d'acquisto sempre più basso, soprattutto in Italia (ma non solo).
L' eventuale acquirente oggi è completamente disorientato perché non c'è un futuro certo per la scelta di un powertrain rispetto ad un altro. Ora si sta mettendo in forse pure le plug-in. Se non hai un garage, un box, un posto auto propri (o in affitto) come "puoi permetterti" una full electric per caricare la propria auto? "Il ceto medio" oggi lascia l'auto in strada, solo una piccola percentuale (soprattutto nelle grandi città) possiede "un posto" per parcheggiare senza fare giri su giri per trovare un posto libero... Figuriamoci se lo può trovare con "una presa" a portata d' auto.
Una cosa è certa. Le full electric d'oggi tra al massimo 3/4 anni saranno obsolete sia come autonomia, tempi di ricarica che come peso, consumi. Nel 2024/25 (salvo ulteriori eventi...ma peggio di così...) le Case inizieranno ad adottare motori e batterie di nuova generazione e costruite "in proprio". Sempre se si potranno reperire le materie per costruirle e in che modo è da chi?
Il grande Vittorio Valletta diceva che la Fiat doveva per forza essere filogovernativa, ed ora la storia si ripete.
In un momento delicato come questo, in cui dovremmo coltivare il dubbio e il senso critico, ci barrichiamo dietro monolitiche certezze acquisite, oltretutto, non per conoscenza ma per affinità: “Le conclusioni mi suonano bene, sono d’accordo con il punto di vista e quindi è sicuramente vero”. Quello che chiamiamo dibattito climatico è in realtà un frutto avvelenato dell’identity politics. Chi oggi si definisce ambientalista di solito sa molto poco di ecologia, sviluppo sostenibile o risk management ma è fermamente convinto che le multinazionali petrolifere occidentali fomentino guerre in giro per il mondo, che l’agricoltura biologica sia più ecosostenibile di quella industriale. Troppo spesso all’influencer su Twitter, al blogger impegnato, allo youtuber di tendenza o all’attivista ambizioso interessa solo capire in che modo la transizione ecologica è funzionale alla sua narrativa, non certo se metterà al sicuro le prossime generazioni o produrrà sviluppo. A quello ci penserà qualcun altro.
Il problema è che un tema di questa portata richiederebbe molta più serietà e molta più responsabilità.
Stiamo attenti: il totalitarismo verde è una minaccia alla democrazia altrettanto pericolosa del sovranismo. Da sempre il problema dell’ambientalismo politico sono i voti. Grandi ambizioni, piccole percentuali. Un tempo era colpa dell’attività di lobbying dei petrolieri, oggi va di moda prendersela con l’elettorato becero e ignorante. Magari varrebbe la pena chiedersi se il problema non siano le proposte. Insomma, se grattiamo la superficie si capisce che il dibattito climatico è diventato una questione di identità politica. Oramai chiunque rivesta un ruolo pubblico, o quantomeno mediatico, si sente in dovere di esternare opinioni sul cambiamento climatico, sulle rinnovabili, sull’auto elettrica, sull’energia nucleare, sulla finanza verde. Oggi il principale problema della politica climatica globale non è l’attività di lobbying dell’industria energetica ma questo chiasso disinformato o ideologico che sta sommergendo numeri e fatti, e che purtroppo trova a Bruxelles alcuni tra i più attenti ascoltatori
I "boss" devono dire pubblicamente quello che piace sentire ai burocrati Ue che forse non hanno mai lavorato in vita loro come intendiamo noi il lavor:alzarsi presto la mattina per stipendi miseri altrimenti:stop a sussidi,casse integrazioni e bonus vari:segati come miei commenti se non sono in linea con la politica di questa rivista.
Segati come i miei commenti se non sono in linea con la politica di questa rivista? Qui dentro non è mai successo. Mi sa dire quali commenti?
Personalmente penso che tutto questo disastro in avvenire sia dovuto all'entrata in scena dei politici. E non aggiungo commenti.
E' ingenuo non pensare che a qualcuno dell'industria automobilistica tutto questo vada bene. Tanto legato mani e piedi alla Cina c'è già e anzi, spera di fare fori qualche concorrente
Probabilmente sanno, e non possono far nulla di concreto: provo ad azzardare qualche motivo, più o meno banale. Il primo è il rischio di sviluppare a oltranza motori "normali" e veicoli di taglia medio bassa, di fronte al quasi monopolio cinese energetico (per l'elettrico; poi sembra che a pensare vetture sotto i 4m e 40 si debba per forza fallire). Il secondo, anche se da un po' di tempo in sordina (non si sentono più: eppure anche la guerra inquina, se proprio vogliamo dirla tutta), è l'impatto mediatico di Greta e seguaci, con le conseguenti scelte politiche di UE e tante città orientate in tal senso pur di fronte alle problematiche di ricarica e approvvigionamento energetico. Ho appena letto il titolo di articolo sulla Dacia, i cui vertici promettono di non esagerare con l'elettrificazione, cercando di proporre vetture dal costo ragionevole. Tanto di cappello, e han capito che tale scelta potrebbe funzionare, permettendo loro di conservare se non ampliare la quota di mercato (più volte, qua, ho detto che si vedono in giro un mucchio di Swift: beh, l'ha appena comprata anche mia sorella...Parole sue, che non è certo appassionata di auto: "d'altronde le alternative son ben poche, e quella mi pare un buon mezzo"). Dacia potrebbe dare il via a un'inversione di rotta, ma è troppo piccola e poco "pesante" per far presa in tal senso.