
Si lamenta un venditore di una concessionaria leader: «Noi non vendiamo un cavolo e le Case fanno utili come mai prima!». Non sono parole senza senso, perché in barba a un mercato che soffre, praticamente tutti i costruttori hanno chiuso il 2021 con bilanci da favola. Vediamo perché.
I numeri. Leggere i numeri non è sempre così scontato. Quelli legati alla produzione e alle vendite delle automobili sono, con rare eccezioni e tutte concentrate sul superlusso, in crollo verticale. Nelle rivendite non ci sono modelli disponibili e le attese per i pochi che vanno a cercarli sono esagerate. Un disastro quindi, senza mezze misure. In Italia bisogna ritornare ai primi anni 70 quando però il mercato cresceva mese dopo mese.
Utili. I numeri legati ai fatturati e agli utili sono invece strepitosi inquadrando un 2021 tra gli anni record, in alcuni casi come mai prima. Persino la Renault che veniva da un momento difficile ha sistemato i suoi conti tornando all’attivo per 967 milioni di Euro. Non parliamo di Stellantis che ha fatturato 152 miliardi con un utile netto di 13,4 che ha significato anche un premio straordinario ai dipendenti che si sono trovato in busta paga 450 euro in più. Hanno fatto bene anche Bmw, con un utile netto di 12,463 miliardi (in crescita del 223%) contro i 3,857 dell’anno prima, e ha fatto pure numeri ottimi la Mercedes vantando 23,4 miliardi contro i 4 dell’anno prima, e pure il Gruppo Volkwagen che a fronte di una perdita di 600 mila vetture ha visto crescere il suo fatturato del 12,5% e l’utile operativo dell’88,8%. Incredibile no? Il fatturato aumenta di poco e l’utile di tanto.
Perché? Dunque ci sta di non capire, ma ci sono tante ragioni perché questo sia successo. Per cominciare noi sappiamo della scarsa disponibilità di prodotto, frutto di una combinazione di problemi senza precedenti (rincaro delle materie prime, difficoltà logistiche, carenze di semiconduttori e componentistica e via discorrendo), un problema in apparenza enorme ma che in realtà ha sistemato molte cose a cominciare dai piazzali pieni che sono stati svuotati e dai tanti stabilimenti che lavoravano a singhiozzo che sono stati temporaneamente chiusi con i vari Stati che sono intervenuti con le casse integrazione per i dipendenti.
Auto più care. In parallelo il conto economico sta beneficiando delle contromisure adottate negli ultimi mesi: le Case stanno concentrando tutte le attenzioni su modelli di fascia alta o elettrificati dove la redditività sta raggiungendo livelli record. In sintesi, si vende meno ma si guadagna di più e non c’è niente da smaltire (le auto ferme invecchiano e sono un costo esagerato). Ormai il futuro è segnato, tanto che chi più chi meno, tutti i costruttori aggiornano le loro strategie abbandonando l’ansia delle quote di mercato con una concorrenza che arrivava alla guerra per gli ultimi 50 Euro di sconto, ma pensano soltanto a modelli di fascia sempre più alta o comunque più ricca. L’orizzonte vede la fuga generalizzata dai modelli più popolari e più economici a favore di auto più grandi, più potenti, più accessoriate e dal prezzo non necessariamente accessibile. Poi ci sarebbero gli utili dalle auto elettriche pure, ma qui le prospettive sono per adesso deludenti con l’Europa che non tira più: 128.800 vetture a zero emissioni consegnate nella prima metà di quest’anno, 128.100 nell’analoga finestra temporale un anno fa: uguale +0,6%. Se poi prendiamo in esame il secondo trimestre, scopriamo che sul mercato continentale le vendite sono addirittura diminuite del 16,5%. Un disastro per un mondo che si eccitava fino a un anno fa annunciando progressi del 200 o 300% anche se in rapporto a numeri risibili.
Futuro. Ecco il 2022 minaccia di presentare numeri ben differenti proprio perché molti costruttori avevano messo in preventivo incrementi importanti dalle auto alla spina che invece balbettano in barba ai tanti modelli nuovi che si affacciano in continuazione. Un problema che ancora troppi non vogliono vedere anche se la cacciata di Diess dal vertice del Gruppo Volkswagen per far posto a Blume che arriva da Porsche, e che è meno elettro-fanatico, dovrebbe far aprire gli occhi.
COMMENTI(41)
Comportamento legittimo delle aziende in un libero mercato concentrarsi sui segmenti più redditizi. Tanto ai fuoriusciti dal lavoro ci pensano un po' gli Stati e, soprattutto i malcapitati stessi, comunque non è affar loro. Evidentemente se le aziende guadagnano molto per esempio su un marchio, è chiaro che ci siano corrispondentemente dei clienti che si fanno prendere per il c. (esempio lampante Audi). Per chi ha pochi soldi nessun problema: arriveranno i cinesi a cui i babbei politicanti di Bruxelles hanno steso, e continuano a farlo, tappeti rossi, penalizzando fortissimamente l'industria europea.
COMMENTI
+ Inserisci un commentoComportamento legittimo delle aziende in un libero mercato concentrarsi sui segmenti più redditizi. Tanto ai fuoriusciti dal lavoro ci pensano un po' gli Stati e, soprattutto i malcapitati stessi, comunque non è affar loro. Evidentemente se le aziende guadagnano molto per esempio su un marchio, è chiaro che ci siano corrispondentemente dei clienti che si fanno prendere per il c. (esempio lampante Audi). Per chi ha pochi soldi nessun problema: arriveranno i cinesi a cui i babbei politicanti di Bruxelles hanno steso, e continuano a farlo, tappeti rossi, penalizzando fortissimamente l'industria europea.
Pure Dacia si è adeguata: per dire, la Sandero base stava a 7900 euro, oggi veleggia ben oltre i 10mila... Ma pure l'usato ha prezzi folli, e persino i ricambi costano cifre allucinanti.
Sicuramente verrà soppiantata in modo consistente anche in Italia da altri mezzi di trasporto, non appena diventeranno più efficienti. Meno accettabile - ed immorale - che l’uso dell’auto torni ad essere un privilegio per pochi per ragioni strettamente economiche.
beh, il fatto che l'auto sia una necessità per lavorare dipende in primis da anni di tagli ai servizi pubblici e agli scarsi investimenti per le infrastrutture adatte a una mobilità alternativa (intendo ad esempio biciclette). Già questo problema in Svizzera è molto meno sentito. Io per lavoro mi sposto solo con bicicletta e treno e non ho problemi. Quando ero in Italia dovevo prendere l'auto per fare 18 km perchè in bici correvo il rischio di restare spiaccicato per strada e con il bus (che passava 5 volte al giorno) avrei impiegato 90 minuti, piu' ov viamente il tragitto poi dalla stazione al luogo di lavoro con un altro bus...
Arriveranno i cinesi. Gli stiamo spianando la strada. Sopravviveranno solo pochi marchi occidentali.
Quanta stupidità nelle attuali classi dirigenti, sia politica che econimica. Non esiste più pianificazione a lungo termine, conta l'uovo oggi. Ad Oriente ragionano in modo nettamente diverso.
Mi correggo, da 7900 a 11500 euro..... E ha pure un cilindro in meno..... Ma in generale stanno scomparendo le segmento A e buona parte delle segmento B normali. Ricordo che per molti l'auto non è un lusso, ma una necessità anche solo per lavorare
Mi scuso se intervengo ancora, ma ho recuperato una frase attribuita ad Henry Ford I che gli attuali manager dell'automotive dovrebbero essere costretti ad imparare a memoria, affinchè la mettano in pratica: “È meglio vendere un gran numero di autovetture con un basso margine ragionevole che venderne meno con un ampio margine di profitto… Questo consente ad un numero maggiore di persone di comprare e godersi (l’autovettura) e dà ad un numero maggiore di persone impiego ad un buon salario. Questi sono due scopi che ho nella vita.”
Sì è proprio lo stesso pensiero per il quale Ford chiude una fabbrica in Germania da 4.600 dipendenti (più indotto) per spostare la produzione in Spagna dove costa meno oltre ad altri 3.000 posti di lavoro "tagliati" grazie alle full electric. Ho i miei dubbi che "oggi" Henry avesse la stessa convinzione!
@Roberto. Capisco cio' che dici, ma è un discorso piu' filosofico che economico quello che tu fai alla fine, quando dici che: "rappresenta per tanti un insostituibile strumento di libertà: assicura, appunto, la libertà di movimento". Questo a chi produce un'automobile interessa meno di zero. Loro vogliono guadagnare, fine della storia. Il discorso che faceva Henry Ford mirava proprio a dire che se gli operai (i suoi e quelli degli altri) non avessero avuto soldi a sufficienza per comprare auto standard, tutta la sua produzione sarebbe stata invenduta. Ma al giorno d'oggi la situazione della produzione è completamente diversa. Non c'è piu' il "qualsiasi colore purchè nera", c'è un mercato in forte espansione destinato a ricchi sempre piu' ricchi che possono spendere ad libitum. Questo proprio perchè il mondo dei servizi è esploso, ed è pure piu' redditizio del settore industriale in certi casi. E questo mercato garantisce guadagni impressionanti grazie ai margini operativi molto maggiori delle poche centinaia di euro garantite da una fiat Panda. Si compensa con la quantità? Certamente, ma poi entrano in campo altri costi (rete di assistenza in primis).
Roberto Gallerani,
attivo la modalità "complottista". E se i ricchi si fossero messi in testa che davvero il mondo è alla frutta per le emissioni? Potrebbero fare di tutto per ridurle a noi.... mentre loro saranno i soli a godersi auto super premium
"modalità complottista OFF".
Questo mondo sta' diventando così assurdo che oramai le ipotesi realmente possibili e quelle palesemente assurde possono essere messe sullo stesso piano. Niente soddisfa la logica più dell'assurdo.
Mi permetto di replicare a Caobelli, laddove afferma "Una volta la gran parte della gente era impiegata nel settore agricolo o industriale, ora la stragrande maggioranza è nel settore terziario. Quindi crolla la necessità di pagare l'operaio perchè compri l'auto che produce". Nel mio intervento non parlavo di operai che devono essere in condizione di comprare l'auto che producono, o di settore agricolo o industriale, ma semplicemente di persone, e queste possono benissimo lavorare in gran parte, come accade oggi, nel terziario, d(dove, per inciso, salari e stipendi tante volte sonio simili a quelli degli altri settori economici). Con il mio intervento volevo rimarcare, e mi sembrava di essere stato chiaro a sufficienza, che l'auto dovrebbe essere un bene accessibile alla più larga platea di persone, indipendentemente dal settore economico in cui lavorano, dato che, come ricordava già tanti anni fa il fondatore di 4R, Gianni Mazzocchi, questa rappresenta per tanti un insostituibile strumento di libertà: assicura, appunto, la libertà di movimento
si' ma l'economia cambia. Una volta la gran parte della gente era impiegata nel settore agricolo o industriale, ora la stragrande maggioranza è nel settore terziario. Quindi crolla la necessità di pagare l'operaio perchè compri l'auto che produce. Dimostrazione sono stati i conti in rosso degli ultimi anni, quando hanno cercato di vendere a vagonate auto con margini risicati, con una sovrapproduzione che oltre a far malissimo all'ambiente ha fatto ancor peggio ai conti delle Case.
Parole verissime, ma i manager attuali dell' auto ( esclusi i pochi che si contano su una mano con quattro dita...) stanno ad Henry Ford come i cocci di bottiglia stanno ai cristalli di Boemia.
"Polpettoni insipidi" alla mercè degli investori in Borsa senza alcuna passione per il prodotto.
Effettivamente la situazione attuale relativa ai conti dei big dell'auto in Europa è paradossale, vendono meno ma guadagnano di più. Il direttore Cavicchi ha spiegato chiaramente le condizioni, direi uniche e irripetibili, che hanno portato a questo paradosso. Ovviamente queste condizioni straordinarie incluse i massicci aiuti statali a favore delle diverse forme di CIG degli stati europei finiranno prima o poi e questo porterà secondo me a notevoli conseguenze sui conti delle case e sull'occupazione.
quello dei bonus è un tema che ho spesso menzionato; l'errore + grande degli azionisti / imprenditori è aver fatto questi tipi di contratto, che sono legati all'immediato e non alla creazione di valore (patrimonio) aziendale. Se leghi solo sul risultato e non a creare solidità ed espansione aziendale, il manager farà come una capra in mezzo ad un campo: si mangia tutta l'erba cresciuta ma non penserà a riseminare e prendersi cura del campo
chiaramente, ma intanto i super manager (che legano i propri risultati alla trimestrale) hanno l''occasione per intascarsi lauti bonus
Stamaz: sicuramente conosci la storiella del tale che aveva un asino al quale dava da mangiare sempre meno ogni giorno; ad un certo punto il povero animale morì di fame ed il commento del padrone fu: "era proprio un asino, ora che si stava abituando a mangiare poco è morto".
Perfetto, ben scritto. Dispiace proprio, comunque, che quell’asino si chiami Alfa Romeo… ; )
"tanti stabilimenti che lavoravano a singhiozzo che sono stati temporaneamente chiusi con i vari Stati che sono intervenuti con le casse integrazione per i dipendenti": penso che uno dei più importanti motivi degli utili, come sottolineato anche nei precedenti commenti, risieda in questo. I produttori hanno trovato il modo (ma il defunto Marchionne è stato un maestro di questa strategia , almeno in Italia) di caricare sulla collettività e sull'erario i costi legati agli stabilimenti poco utilizzati o comunque non convenienti da utilizzare, senza avere (per il momento) grane con i sindacati. Ma non so fino a che punto potranno continuare su questa strada. Il settore premium, dove tutto vorrebbero vendere dati i migliori margini, non è un mercato inesauribile e prima o poi i nodi verranno al pettine: soprattutto gli stabilimenti da chiudere definitivamente. E se questo accadrà , si si ridurrà sempre più la platea di chi avrà le possibilità di acquistare un'auto, premium o no, elettrico o no. Solo allora ci si renderà conto, forse, che tutte le chiacchiere sulla transizione ecologica, così come è stata presentata, erano semplicemente e e stucchevolmente in linea con il pensiero all’ammasso, compresa la transizione all’auto elettrica. E magari i primi ad indignarsi saranno coloro che hanno propalato le feroci banalizzazioni del modello-Greta, ignorandone gli effetti,, senza realizzare che ne è l’effetto logico.
a o no.
a occhio credo invece che il settore super-premium sia quello con le potenzialità di crescita maggiori a livello globale, visto che la ricchezza è sempre piu' polarizzata e i ricchi sono sempre piu' ricchi. Quello che scompare è la grossa fascia della popolazione che una volta poteva definirsi benestante, e che costituiva lo zoccolo numerico per l'acquisto di auto non premium.
Tutta questa ossessione sul premium un motivo lo ha e i risultati si vedono. Ma ci sono sempre dei ma e sono pure belli grossi:
1) Le case fanno utili anche perché la cassa integrazione la pagano gli stati. Se, ad esempio, la CIG di Cassino se la pagasse Stellantis - o il suo Presidente, che ne ha da sempre fatto elemento strutturale e non eccezionale della strategia industriale, ecco che i utili si vaporizzerebbero. Capitalizzare i gudagni e socializzare i costi è sempre di gran moda
2) Visto che molti non sono così scemi da, o non possono, spendere 50k su un C suv o 30k su un B suv, si spalancano le porte ai Cinesi, che piano piano (ma neanche tanto) si affermeranno anche nel sedicente premium - vedi Huawei, Xiaomi, Oppo ecc
Poi chiudo. A proposito di Alfa così-così. Il sito inglese Autocar ha appena pubblicato le impressioni di guida della Tonale da 160 cv: giudizio complessivo tre stelle su cinque (niente più che discreta, insomma). Poi il giornalista scrive che nella ripresa da 30 a 40 miglia (in Nomal) l’ha trovata più lenta di un secondo di una Citroen Berlingo a gasolio…Ammesso che ci siano ancora due o tre indigeni interessati all’acquisto, saranno sopravvissuti alla lettura ?
L’investimento iniziale c’è stato, mica ho sostenuto il contrario; poi non c’è stato nessun aggiornamento sostanziale, ma solo una serie infinita di versioni speciali, anche leggermente penose che sicuramente ricorderai; trovami nella concorrenza una vicenda analoga su modelli appunto considerati fondamentali: dopo 6 anni ti aspetteresti di veder in giro i prototipi camuffati delle nuove Giulia/Stelvio invece da due anni si parla di un restyling che rimane però per aria ed addirittura potrebbe non riguardare nemmeno la gamma motori. Non è normale,rassegnati, ma da braccine corte, le stesse che hanno tenuto sul mercato la Giulietta immutata per quasi 12 anni…fino al suicidio assistito. Questa è storia (con la s minuscola, visto che interessa solo a noi due ; )…
Stefano, non girarci intorno... per Stelvio e Giulia sono stati investiti CINQUE MILIARDI di euro. Non certo braccino corto. I restyling/aggiornamenti proprio a differenza di altre volte sono stati fatti, aggiungendo ADAS e cambiando i materiali, analogamente a quanto fanno i tedeschi. E ora arriva un nuovo restyling. La differenza con altri modelli tipo 156, 147 e 166, ma anche Brera e 159 credo balzi all'occhio. Il punto è un altro, e cioe' che FIN DA SUBITO Stelvio, che pure compete in un segmento che soprattutto allora era richiestissimo, è stata venduta sempre solo se sostenuta con incentivi o da flotte di noleggio. E il motivo è inutile da ripetere. Perchè delle vere Alfa non interessa A NESSUNO. Interessa solo a qualche appassionato nostalgico del passato come me e te, che pero' poi l'assegno non lo stacca. In compenso prendono auto come la BMW serie 3 che - dati alla mano - ha un handling da saponetta.
@Federico. Giulia è stata lanciata - per i soliti ritardi - quando il mercato delle berline stava letteralmente affondando ed è poi affondato dl tutto (99 Giulia a giugno, in Italia); Stelvio è andata meglio in un settore in piena espansione, ma comunque ben al di sotto delle attese, per la miopia e le braccine corte di chi l'ha gestita e la sta gestendo: la miopia che ha consentito che, ad oltre cinque anni dal lancio, non sia ancora stata sottoposta a restyling od aggiornamenti degni di questo nome (senza precedenti in altri marchi); i risultati di mercato sotto gli occhi di tutti: scomparsa definitivamente in Europa, mantiene minime quote di mercato solo in Italia grazie alla droga del noleggio (a giugno delle 832 immatricolate, 785 sono finite ai noleggiatori). Ma in Italia si continuano a vendere le vere Audi, le vere Porsche, le vere Mercedes, le vere BMW et c.: il mercato c'è quindi, nonostante le contingenti difficoltà; sono tutti i marchi con quote di mercato in crescita relativa (cioè perdono molto meno di Alfa). Siamo ancora una volta qui a constatare che nulla di serio si è fatto e si sta facendo per rilanciare il marchio a dispetto dei proclami degli AD di turno. Dubito però che la strategia di fare le Alfa così-così tipo la Tonale, che lasciano indifferenti o quasi noi due, sia quella giusta: se l'obiettivo (conti in ordine) è stato raggiunto con il minimo sforzo di cui abbiamo parlato qua sotto, non ci sarà più spazio neanche per quelle, ma si faranno solo cloni di PSA con qualche 'one-off' cacciata qua e là per spennare gli allocchi superdanarosi.
@Stefano. Beh, ma se come dici tu Giulia e Stelvio non le vuole nessuno, hai certificato che non gliene frega niente a nessuno delle vere Alfa Romeo. Quindi perchè dovrebbero farne? Perchè ti lamenti quindi? Giulia e STELVIO sono due vere Alfa, hanno un piacere di guida assoluto a discapito di qualche sbavatura nelle finiture, come lo sono sempre state. Le hanno volute? No, quindi fanno bene a fare la Tonale per fare un po' di volumi e margini in attesa di passare all'elettrico, unica cosa che ormai sembra interessare a chi compra. Nel frattempo bene hanno fatto a fare tanti bei ammennicoli digitali per la Grecale, che anche Quattroruote non ha mancato di esaltare. La Grecale dal punto di vista dinamico va meno bene di una Stelvio? Frega nulla a nessuno. Una cosa pero' è certa. Se Alfa producesse solo auto che piacciono a me e a te fallirebbe domani
Stellantis di PSA mi sembra un'affermazione un po' ardita visto che la famiglia Agnelli è di gran lunga il primo azionista. Poi magari venderanno, ma per il momento...
Concordo con Antonio: la ricetta magica è ridurre al minimo la produzione (per Giulia e Stelvio non è stato un problema, non le vuole più nessuno da un pezzo, mentre Tonale - di cui, a dispetto dei toni trionfali usati nel lancio, è già stato indicata la data di uscita di produzione, fatto abbastanza insolito - verrà prodotta su ordinazione per l’80% se non di più) e scaricare su chi paga le tasse parte degli oneri della Cig, nell’indifferenza dei governi passati, dell’attuale e del futuro. Il resto - taglio di colori ed allestimenti compreso - ha effetti marginali ed è autocelebrativo…
In effetti il numero di personalizzazioni incide molto sui costi. Chiaro che occorre una via di mezzo, perchè se una vettura fosse disponibile solo con un allestimento, un colore e zero accessori la platea di potenziali acquirenti calerebbe drasticamente, ma è anche vero che offrire accessori che nessuno mai comprerà causa un appesantimento sui conti. Sulle super-premium il gioco vale la candela, su auto percepite come non premium (o comunque non a livello delle premium) si'. Parliamoci chiaro, chi comprerebbe al giorno d'oggi una Alfa allo stesso prezzo o pure piu' cara di una Mercedes? E non parlo di listino, parlo di prezzo reale, incluso il costo mensile di un canone noleggio o leasing. Perchè è inutile girarci intorno, la risposta è: NESSUNO, forse e dico forse un appassionato appassionatissimo. Che pero' non esiste quasi piu'
@Stamanz, saresti sorpreso di vedere quanto incidono i costi di inventario o meglio il net working capital, ovvero l'ammontare di pezzi e prodotti messi a disposizione ma che verranno usati chissà quando. Il loro effetto sul conto economico può essere molto elevato. E d'altronde, quante opzioni, colori, cerchi e quant'altro sono effettivamente comprati dal mercato? È roba che se è in listino devi avere ma che ti resta sul groppone come passività
@Stamanz. Tavares è bravo ad utilizzare tutti gli strumenti a disposizione. Se noi siamo così imbecilli da pagare sine die la CIG senza nessun piano concreto in cambio, beh tu che faresti? Fiat ci campa da 120 anni così.
Non sto dicendo che pure Tavares vorrà impostare il futuro di Stellantis su questo, però diciamo che il suo capo non disdegnerebbe. Si tratta di vedere chi conta di più ma, grazie al cielo, Stellantis è di PSA quindi una speranzella che le cose cambino, almeno un pò, ce l'ho.
Altro merito di Tavares è stato quello di impostare una politica commerciale non basata sul riempire i piazzali di invenduto e i concessionari di km 0. Formalmente ineccepibile, però è un cane che si morde la coda perché amplifica CIG di cui sopra
@Antonio ed Eraldo: ma così mettete in dubbio i meriti di Tavares ! Ha risanato i conti di Alfa Romeo in un batter d’occhio (un anno sì e no), prima ancora di lanciare la Tonale, vendendo o rifilando alle flotte soltanto qualche decina di Giulia e qualche centinaia di Stelvio al mese ma riducendone allestimenti e colori (sembra una presa in giro, ma è stata riportata come una delle geniali soluzioni decisive allo scopo; insomma, se ci avesse pensato anche Marchionne, la 159, venduta o rossa o bianca, forse sarebbe potuta andare avanti per un altro lustro con i conti messi però in ordine). Magico Tavares o allocchi tutti noi ? Inutile dire che propendo per la seconda ipotesi.
Completamente daccordo sul punto 1, è ora d levarsi le" fette di salame dagli occhi"...tutto è all' insegna del privatizzare gli utili e statalizzare le perdite".
Quindi producendo meno ma con margini maggiori ecco arrivare guadagni superiori?
Beh, quello che fanno da sempre i marchi di lusso. Quello su cui puntano maggiormente i marchi premium (abbandonando i segmenti più "poveri" come il B ed il C).
I listini gonfiati hanno migliorato le entrate. Però ora c'è il fatto che produrranno sempre meno per via delle carenze di materiali. Guadagneranno ancora?
E' possibile che le maggiori entrate siano dovute anche a varie operazioni finanziarie e non solo dalle vendite? Sempre più aziende iniziano a guadagnare maggiormente dalla parte "finanza" piuttosto che dal business ordinario. Leggevo che il gruppo Coop vede già da anni maggiori entrate dalla parte di gestione finanziaria che da quella di vendita alimentare.
È una situazione contingente o piuttosto di una tendenza ineluttabile ? In questo secondo caso immagino che l’industria manifatturiera automobilistica diventerà sempre più marginale nell’ambito di multinazionali come Stellantis et c.: insomma, dopo averci spiegato, da qualche anno in qua, che la fusione fra Gruppi era indispensabile per fare profitti con le economie di scala, tutti si scoprono fautori della produzione di lusso, o quasi, e di nicchia, e probabilmente diversificheranno gli investimenti in mille direzioni, altrettanto redditizie, che poco o nulla avranno a che fare con l’attuale “core business”.
in realtà il principio alla base di tutto è che il numero TOTALE di vetture prodotte dovrà necessariamente calare (e se si andrà verso l'elettrico e basta, il calo sarà a doppia cifra percentuale) ma per far parte di uno di quei gruppi che sopravviverà occorrerà avere il massimo potere contrattuale con i fornitori e diversificare l'offerta senza aumentare i costi (ovvero con condivisioni spinte). Caro Stefano, inutile illudersi. La possibilità di comprare auto davvero appaganti e "uniche" sarà un lusso riservato a pochissimi. Quelli ricchi potranno prendersi gli elettrodomestici a batteria e la gran massa delle persone riscoprirà la bicicletta come negli anni '50.
Concetti condivibilissimi che approfondiscono il pensiero espresso dal Direttore di Quattroruote sull' editoriale di agosto secondo cui l' automobile sempre più di lusso che garantisce alti profitti sta mettendo ai margini le persone meno abbienti per i quali anche l' acquisto di vetture sui 20000 euro diventa problematico l'acquusto.
Vedere i successi DR e Dacia...
se i Costruttori avevano previsto un boom delle elettriche o sono fuori dal mondo (non credo) o si aspettavano che dopo questi proclami i governi intervenissero pesantemente per sostenerne le vendite (o sotto forma di incentivi enormi o sotto forma di flotte acquistate per essere messe a disposizione della gente, magari sotto forma di car sharing o similari). Nesuno sano di mente avrebbe potuto pensare che con il potere d'acquisto sempre piu' ridotto ci potesse essere un gran successo di auto che costano abbondantemente sopra i 30.000 euro (le utilitarie) o sopra i 100.000 (le premium)
purtroppo la vedo anche io come te. Sono abbastanza ignorante in tuto specie in storia, però mi sembra che questo ci stia infilando in un collo di bottiglia dove prima o poi salterà tutto (rivoluzioni varie nel passato sono sempre ad es). bohh speriamo in bene
ciao Adriano! Guarda, io non sono economista nè politologo, l'împressione che ho è che pero' sia ormai chiaro che ci sarà una piccola fetta di popolazione mondiale che sarà sempre piu' ricca e una fascia crescente sempre piu' povera. Ed è alla prima che si rivolgono tutti. E magari prima o poi faranno pure un satellite tipo Elysium per farci vivere solo i privilegiati
ciao Federico, sai che a volte mi vien da pensare che ci siano logiche (ovviamente) ben ben congeniate e derivanti dall'analisi dei comportamenti delle persone.
Pensavo tipo agli iPhone .... desiderati e voluti a tutti i costi inizialmente anche da chi non poteva permetterseli. da qui poi la replica della politica commerciale su altri settori e prodotti.
Ora però con tutta questa ingordigia, ci troviamo in mezzo a crisi derivante dal gas e dalla guerra con i vari boom dei prezzi delle energia e di tutto il resto ... e la gente normale, sempre + spremuta da + parti, sta iniziando ad arrancare (la vera crisi secondo me la vedremo questo inverno). Sicuramente le case vanno ora verso settore premium (coperto come dicevi anche tu da gente sempre + ricca) ma o puntano ad avere pochi clienti da spremere sempre + oppure prima o poi non saranno rose e fiori