Tristi e vuoti i padiglioni a Detroit nella nuova collocazione a Huntington Place

Se c’erano ancora dubbi sulla crisi dei Saloni dell’Auto, il tracollo di quello di Detroit, che tornava dopo due anni di assenza a causa del Covid, è la riprova che la formula non funziona proprio più. Nemmeno la metà di presenze rispetto al 2019 e fuggi fuggi generale degli espositori.

Per una vita a Detroit si andava a gennaio, infilati dentro una città che di suo proprio eccitante non è e con un gelo diffuso da mettere angoscia. Sembrava a tutti una data infelice, eppure la media degli ultimi vent’anni si è sempre stabilizzata attorno agli 800 mila spettatori. Più del doppio di quest’anno quando si è cercata una data più accattivante, la fine si settembre, cercando nella temperatura più mite, nelle giornate più lunghe in quanto a luce, un buon motivo per attirare più gente.

Al contrario il flop è stato totale con il pubblico che più che aggirarsi per gli stand hanno preferito godere degli spazi ludici per godersi più le esperienze a bordo che guardare da fuori le vetture esposte. Quelli che sono saliti sul Ford Bronco si sono avventurati su una struttura metallica abbastanza inquietante (e dopo una fila di almeno due ore…), altri si sono interessati alla F-150 elettrico che riusciva ad arrestarsi invadendo l’ambiente con un sinistro stridore di freni, Jeep e Ram hanno impressionato i passeggeri in un percorso al coperto pieno di ostacoli mentre General Motors e Volkswagen hanno proposto un test drive sul lungofiume della città.

Davvero desolante, lo stand della Cadillac

Ma gli stand veri e propri? Una miseria perché appena trenta marchi automobilistici erano presenti contro il doppio e passa delle edizioni precedenti. Ma c’è di peggio: quegli stand che un tempo erano ridondanti di luci e di scenografie si sono ridimensionati in maniera desolante con il picco negativo in quello della Cadillac, il brand del lusso per eccellenza negli States, che era davvero spoglio e tristemente appoggiato a una parete come nemmeno i primi cinesi al loro esordio al Salone.

Lo spettatore che era abituato a gustarsi i bolidi di Ferrari, Bugatti, Lamborghini, Rolls Royce se n’è andato via deluso perché non c’erano, e persino la Porsche, che nelle passerelle americane non mancava mai, marcava la sua non presenza all’interno della struttura . In compenso tutti quegli espositori minori che un tempo venivano relegati nei seminterrati facevano adesso bella mostra nell’area espositiva principale. Sai che emozione!

Sono decisamente cambiati i tempi: le Case risparmiano su tutto per far fronte agli enormi investimenti legati alla transizione elettrica mentre i consumatori non comprano più le automobili. Gli Autoshow sono pertanto la cartina di tornasole che attesta il declino attuale in cui tutti gli appassionati nuotano con la paura di affogare.