
Pensiamola come si vuole ma è certo che la Tesla fa sempre parlare di sé. Venerdì 4 ottobre la rassegna stampa quotidiana propone tre titoli che parlano della casa di Elon Musk, e pur non essendo nessuno dei tre sbagliato in assoluto danno visioni piuttosto differenti. Il Quotidiano Nazionale spara “Per Tesla record di vendite nel trimestre”, al contrario il Sole 24 Ore titola “Tesla crolla in Borsa: vendite deludenti” e infine l’illustre Wall Street Journal mette “L'obiettivo delle consegne incombe su Tesla”.
Chi ha ragione? Tutti e tre e vediamo perché.
Il QN si limita a riportare un dato inconfutabile: nel terzo trimestre la Tesla ha segnato il suo record di vendite perché ha consegnato 97 mila veicoli, superando le 95.200 vetture del secondo trimestre. È un dato di fatto anche se è sotto target perché i piani ne prevedevano 99 mila.

Il Sole 24 Ore da parte sua non sbaglia, essendo un quotidiano economico, nel sottolineare la delusione degli azionisti che hanno viste non raggiunte le previsioni di vendita promesse, con risultato che il titolo ha perso molto valore in borsa.

Infine il Wall Street Journal colpisce a sua volta nel segno sottolineando quello che si profila all’orizzonte, cioè che a fine anno non verranno centrati gli obiettivi di vendita.
Tesla non è una casa automobilistica qualsiasi ed è normale che sia sempre al centro delle attenzioni. Ha sconvolto il panorama esistente proponendo auto elettriche di alta gamma mescolando tecnologia innovativa con un’estetica molto apprezzata e con prestazioni di tutto rispetto, e bisogna anche aggiungere che ha avuto un ritorno eccezionale capace di dare un’immagine molto positiva del “full electric” coprendo al meglio i flop di altre marche con modelli di utilitarie proposte con listini da segmento D.
Oggi che tanti costruttori stanno scendendo nell’agone con vetture premium hanno proprio nella Tesla l’obiettivo con cui confrontarsi e possibilmente da battere. Questa per gli americani è una medaglia che nessuno può loro togliere. È logico, però, che da apripista siano sempre al centro di ogni paragone e anche che siano perennemente sotto la lente. Da qui la conseguenza che non passa giorno che la loro crescita sia misurata sempre con il bilancino in un contesto dove ogni peana viene bilanciato da durissime critiche. Il vecchio detto “molti nemici, molto onore” rende bene l’idea.
COMMENTI(15)
Egregio Cavicchi,
mi permetta un ricordo dell'Ing. Eugenio Alzati, CEO di Maserati negli anni del dopo DeTomaso. "Quando uno si mette a costruire macchine non ha l'idea delle complicazioni che si trova a fronteggiare", mi disse riferendosi alle start up automobilistiche. Ora, io di fronte a Tesla, con tutte le balle che han contato, che conteranno, con la folle aquisizione di Solar City, con gli impianti in China ed Europa nel mirino con chissa' quali soldi, io mi tolgo il cappello. Da zero sono arrivati alla dimensione piu' o meno di una Volvo. Con uan tecnologia nuova che di fatto funziona. Chapeau.
Poi, da Bar Sport diciamoci: un vero CEO automotive avrebe gia' rinnovato Model S ed X -che sono stracotte e non vendo piu'. La Model Y sta pure tardando troppo. Ma bon, al Bar sport col Fernet ne spariamo, senza venire mai smentiti o ripresi. Saluti.
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+ Inserisci un commentoEgregio Cavicchi,
mi permetta un ricordo dell'Ing. Eugenio Alzati, CEO di Maserati negli anni del dopo DeTomaso. "Quando uno si mette a costruire macchine non ha l'idea delle complicazioni che si trova a fronteggiare", mi disse riferendosi alle start up automobilistiche. Ora, io di fronte a Tesla, con tutte le balle che han contato, che conteranno, con la folle aquisizione di Solar City, con gli impianti in China ed Europa nel mirino con chissa' quali soldi, io mi tolgo il cappello. Da zero sono arrivati alla dimensione piu' o meno di una Volvo. Con uan tecnologia nuova che di fatto funziona. Chapeau.
Poi, da Bar Sport diciamoci: un vero CEO automotive avrebe gia' rinnovato Model S ed X -che sono stracotte e non vendo piu'. La Model Y sta pure tardando troppo. Ma bon, al Bar sport col Fernet ne spariamo, senza venire mai smentiti o ripresi. Saluti.
:-)
Diciamo che l'informazione de Il Sole 24 Ore e del WSJ è finanziaria professionale, a misura di esperti, addetti ai lavori e dotati di cultura finanziaria elevata. Il tono è moderato e per quanto possibile obiettivo.
QN è un giornale generalista, che approfondisce poco e ha un target culturale poco formato ed esperto. Un'informazione semplificata e poco strutturata ma con titoli efficaci e accattivanti.
A ciascuno il proprio giornale.
E’ un po’ come teorizzare il diritto...alla disinformazione. Curioso.
Tesla e' un'azienda che ha una capitalizzazione astronomica,ben superiore a quella di altre che hanno fatturati molto piu' grandi:logica l'attenzione mediatica,consierando che Musk,un grandissimo venditore,usa abilmente ed ampiamente la propaganda.
preoccupante la bolla tecnologica. Le aziende più capitalizzate sono quelle con pochi assets reali. Terribile.
La TESLA è una auto per pochi e con i costi che ha,certamente chi la possiede avrà il suo box o villa con autorimessa dove fare la ricarica a differenza del 70% o più di italiani che anche se faranno la 500 elettrica da 20.000,00 € non sapranno la sera dove fare la ricarica.Poi mi ha stupito la risposta data a un cliente che si lamentava del portellone che chiuso sporgeva dalla carrozzerai(su questa rivista di questo mese)"che assemblaggio e rifiniture non siano ancora paragonabili a modelli a combustione di pari valore"Non oso pensare cosa sarebbe successo nel mercato U.S.A. dove molti anni addietro un cliente si è accorto che l'auto nuova era stata riverniciata in quanto incidentata prima della consegna,che ha fatto causa e ha ricevuto un indennizzo favoloso per l'arrabbiatura avuta.
Tesla è solo in parte una casa automobilistica. È un successo mediatico del suo fondatore-CEO superstar dei media; le sue quotazioni hanno multipli da azienda hi-tec e non certo da old economy, tutte basate sull'attesa di utili futuri (e qui rientra la comunicazione della figura superstar); ha infine un prodotto innovativo che promette di rendere finalmente obsoleto quel dinosauro chiamato automobile. Promessa che un giorno dovrà essere mantenuta; la storia delle aziende star della borsa americana è fatta di Google, Amazon (quest'ultima all'inizio macina a solo impressionanti perdite) ecc. ma anche di tantissime che, finita la pazienza dei grandi investitori, sono state ridotte in cenere
Un esempio efficace e lampante di come lo stesso dato possa essere commentato in tre modi diversi, tutti incompleti. Sembra non esistere più la possibilità d’informarsi in modo esauriente ed oggettivo attingendo da una sola fonte (e fra i casi da citare ci sarebbero alcuni a me cari...) e si è costretti paradossalmente a faticare sempre di più per avvicinarsi all’oggettività dei fatti. Che poi tale varietà di giudizio sullo stesso dato si fondi sulla buona fede rimane da dimostrare.
In realtà Stefano tutti tre gli articoli riportano le stesse cose, semplicemente i titoli si portano dietro tutta una serie di considerazioni che bisogna vivere in un giornale per capire. Mi spiego meglio: per cominciare chi titola non è chi scrive l'articolo - a meno che non sia uno in redazione - perché soltanto dopo che un pezzo viene impaginato si può sapere quanto corto o lungo un titolo dovrà essere. Poi si va alla sensibilità di chi titola e se la cosa che lo colpisce di un testo è per esempio il dato di vendita assoluto, punterà su quello, se invece è un risvolto di borsa perché magari interessa di più i lettori punterà su quello (è probabile che a uno che compera il Sole interessi di più il valore di un titolo che un dato di mercato di un'automobile). E così via. Poi c'è sempre il problema dello spazio a disposizione e tradurre tutto magari in sole tre o quattro parole non è facilissimo: ecco perché i SUV vanno sempre nei titoli mentre i crossover non ci vanno mai. Lo so che da fuori non è facile entrare in questi meccanismi, ma non avete idea di quanto sia complesso mettere d'accordo pensieri e bisogni magari in uno spazio ridottissimo (per esempio su una colonna di testo e massimo tre righe).
Questa estate uno dei pensieri he mi ha accompagnato lungo il mio girare la Penisola con la 500 raffreddata ad aria, carburatore e niente catalitica (Greta capirà e applaudirà, da persona intelligente: l’iniezione elettronica e la benzina verde stavano rubando il mio futuro, prima che corressi ai ripari tornando agli anni della giovinezza, ridando così speranza a un futuro più divertente e lungimirante, fatto di cambi meccanici e profumo di benzina, quella buona; un futuro che ci possa garantire il divertimento e la felicità come solo le automobili di una volta possono fare) ho incontrato, lungo strade statali e provinciali, molte Tesla (quella berlina, che non so come si chiami), diciamo almeno una al giorno, stupendomi: allora si vende, ho pensato. Contento per questo: più varietà ci sarà, nelle scelte umane, già tutti noi saremo contenti. Gli elettrici da un lato per le loro giuste ragioni, chi tira leve e confida nella carburazione (buona) tradizionale per partire dall’altra: c’è bisogno di pluralismo, senza vietare alcunché e permettendo a ognuno di esprimere il proprio carattere, magari girando in città (come faccio io anche a Roma, incurante di divieti o altro) con automobili non catalizzate: perché la Cultura viene prima di qualunque altra cosa. L’elettrico è pulito? giusto, ma cosa ce ne facciamo di una vita pulita e lunga se non possiamo vivere le vere emozioni garantite dai motori del passato? Allora: viva chi va in elettrico non inquinando garantendo così a noi, che giriamo con auto non catalitiche, dii poterlo fare a lungo dando emozioni forti e una ragione per vivere anche a chi viaggia in elettrico, giacché solo quando vedono passare roboanti automobili d’epoca, con i loro fumi profumati e inebrianti, si emozionano vedendo come era bella la vita ’ant’anni fa, quando questi problemi non esistevano.
ma la CO2 non è un veleno mentre le emissioni delle vetture più vecchie sono maggiormente cariche di veleni.
Si demonizza la CO2 ma poi si muore o ci si ammala per altro. Ma li tutto tace.
Senz'altro la 500 anni '50 con il consumo irrisorio,emette meno Co2 delle auto di oggi in quanto la Co2 è direttamente proporzionata al consumo.
L'obiettivo è togliere libertà in nome della libertà stessa.
Infatti ripudio quando con tasse e balzelli si cerca di indirizzare le persone a spendere i propri soldi non secondo i propri gusti ma secondo quelli di qualcun'altro a cui fa comodo.
Dubito che Greta ti capirà, fanatica ed irascibile qual è. Se non si decide a tornare a scuola (e dovrebbe, se fosse davvero intelligente come anche tu credi), nel giro di pochi anni, per utilizzare i nostri arnesi d’epoca, dovremo darci alla macchia.